Laura Gigliotti
È uno scultore eccentrico, un figurativo moderno, il bresciano Giuseppe Bergomi, al Chiostro del Bramante con una cinquantina di opere realizzate dal 97 a oggi. A pianterreno le più antiche, al piano superiore le più recenti. È del 2000 linsieme monumentale che orna lacquario di Nagoya in Giappone, costituito da una serie di personaggi su parallelepipedi immersi in una vasca dacqua, come figure affacciate sulloceano.
Bergomi, le cui opere fanno parte della collezione permanente di Montecitorio, ha iniziato come pittore, dedicandosi poi allattività scultorea. La visita alla mostra «Realismi» organizzata al Beaubourg di Parigi da Jean Clair, indirizzò la sua scultura verso quella poetica del vero che costituisce la cifra più significativa della sua odierna produzione, sulla scia di Arturo Martini e del realismo magico del Novecento. Un bronzo patinato alla francese, come nel Settecento. E sul tono neutro, quello dei restauri, lartista interviene con i colori a olio su alcuni dettagli non naturalistici, un cappello, una spugna, una fascia sui capelli. Un richiamo alla policromia delle sculture romaniche e rinascimentali, una scultura-pittura fatta di trasparenze, di velature, di contrasti che dà quasi la sensazione tattile della differenza fra la parte patinata e quella dipinta, fra pelle e abiti, e che costituisce il tratto più originale e affascinante della sua opera.
Oggetto delle sue creazioni, misura di tutte le cose, è la figura umana, rappresentata dal microcosmo familiare. Alma, la moglie e musa che ritorna sempre uguale e diversa in differenti dimensioni e pose, le due figlie Valentina e Ilaria, alcuni amici e infine se stesso. Un posto privilegiato in questa galleria di affetti domestici occupa il nudo, eretto, disteso, accovacciato.
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