«Le microspie ce le siamo dimenticate»

Il magistrato romano Ferrara si difende: «Cimici inerti dal 2004, difficili da recuperare»

Stefano Zurlo

da Milano

Ora la Procura di Roma apre le virgolette. E prova a chiarire il pasticcio delle intercettazioni al tribunale del riesame di Napoli. È il capo dell’ufficio, Giovanni Ferrara, in un comunicato in cui si fa riferimento alle rivelazioni del Giornale, a spiegare come sono andate le cose, ma nel dirlo aggiunge alla vicenda un nuovo sconcertante dettaglio: le registrazioni, effettuate a regola d’arte dopo aver ricevuto l’autorizzazione del gip, «sono cessate il 23 luglio 2004», dunque più di un anno fa, ma le sei microspie sono rimaste a oltranza nell’ufficio del coordinatore del tribunale del riesame, Gian Paolo Cariello «a causa di ovvie difficoltà operative di rimozione». Testuale. E lì sono state recuperate nei giorni scorsi dalla polizia scientifica su input dei magistrati campani. Che le hanno sequestrate e inviate a Perugia, competente a indagare sui giudici della capitale, ipotizzando il reato di intercettazioni abusive. A Napoli, l’episodio ha provocato disagio e proteste fra gli stessi magistrati, anche perché si è scoperto che le cimici, «inerti» per Ferrara, funzionanti secondo la polizia, erano in grado di captare le riservatissime conversazioni della Camera di consiglio del tribunale del riesame, ospitate proprio nello studio di Cariello.
Per Ferrara, però, tutto si è svolto regolarmente: «In relazione alle notizie giornalistiche (il Giornale del 4 agosto) secondo le quali la Procura di Napoli avrebbe trasmesso a quella di Perugia un fascicolo contro ignoti (evidentemente magistrati romani) ipotizzando il reato di intercettazioni abusive a seguito del ritrovamento nell’ufficio di un magistrato napoletano di microspie, la Procura di Roma rende noto che le intercettazioni furono disposte a norma di legge dal gip. Le intercettazioni ambientali furono disposte su richiesta di questa procura che procedeva per il reato di corruzione in atti giudiziari». A carico di Cariello, chiamato in causa dal boss pentito Luigi Giuliano. «Dette intercettazioni - spiega puntigliosamente Ferrara - sono cessate in data 23 luglio 2004». E allora che cosa è successo per tutto questo tempo?
La risposta è disarmante e inquietante: «Le microspie sono rimaste inerti in loco come quasi sempre accade a causa di ovvie difficoltà operative di rimozione».

Dunque il più delle volte le cimici, piazzate su e giù per l’Italia, continuano a carpire conversazioni che non dovrebbero più essere ascoltate? Cosa devono pensare i cittadini se questo succede perfino in tribunale e addirittura a pochi centimetri dal tavolo della Camera di consiglio? Probabilmente le risposte sono contenute nella relazione che Ferrara ha trasmesso al Csm, al ministero della Giustizia e al Procuratore di Perugia, fornendo una dettagliata ricostruzione dei fatti.

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