Miele, energia naturale e profumata

Chiara Cirillo

Sono passati cinque anni da quando è stato riconosciuto con il marchio europeo di «miele italiano» e da allora è stato un crescendo di qualità e di estimatori. Già, perché il miele nostrum, ha conquistato i palati di mezzo mondo. Basti pensare che è di origini italiane l’ape impiegata nella stragrande maggioranza delle aziende produttrici anche se l’unico miele dop nel nostro Paese è quello di acacia e castagno della Lunigiana. E il Lazio, secondo una recente indagine dell’Arsial (l’agenzia regionale per lo sviluppo e l’innovazione dell’agricoltura del Lazio) è in prima fila: siamo tra le prime regioni italiane a vocazione apistica sia per il numero degli operatori (circa 7mila apicoltori con una quantità di arnie stimata in 60-70mila) sia per la quantità di prodotto ottenuto (ben 1700 tonnellate l’anno con un fatturato di 5 milioni di euro.
Gli intensi profumi di un miele millefiori raccolto sui Monti Prenestini o la purezza del miele di acacia dei boschi della Ciociaria sono solo alcuni dei vanti del Lazio. Vediamo quali sono le novità e i sapori delle «lacrime di stelle», il cui mondo, fino a oggi chiuso tra apicoltori ed esperti del settore, si sta affollando di appassionati. Sarà per la tendenza naturista o per la riscoperta di un antico modo di dolcificare o ancora per il ritrovato gusto dell’alchimia dolce-salato, anche i grandi chef sembrano aver riscoperto il miele laziale: Heinz Beck della Pergola mette il miele nelle marinate perché «dà corpo e consistenza», mentre a Zagarolo al suo Tordo Matto Adriano Baldassarre lo usa perché «addolcisce senza coprire i sapori». E c’è ancora chi lo usa per laccare le carni o caramellare frutta e verdura. Insomma, il miele ammorbidisce il gusto e come esaltatore dei sapori sembra aprire la strada alla pura essenza degli aromi.
Insomma, il miele ammorbidisce il gusto e come esaltatore dei sapori sembra aprire la strada alla pura essenza degli aromi. E quindi il miele entra nelle migliori cucine di Roma e provincia come prezioso ingrediente. «In effetti negli ultimi anni è fortemente aumentata l’attenzione dei consumatori e dei ristoratori nei confronti del dolcificante naturale per antonomasia ed è proprio ottobre il mese migliore per provare tutte le sue ricche varietà», commenta Domenico Nicastro, medico biologo appassionato di miele a cui ha persino dedicato una fornita boutique: Apistica Romana (in Prati via Ulpiano, 55): un luogo di culto per gli amanti di questo nettare e un buon punto di riferimento per avvicinarsi e conoscerlo appieno. Anche Nicastro conferma un trend positivo: «Se prima era patrimonio di antichissime tradizioni regionali, come il nostro panpepato o le seadas sarde, oggi il miele è diventato indispensabile complemento per gustare i formaggi e in cucina per tantissime ricette». Insomma, a Roma ci sono molti più cultori del miele di quanto si possa pensare: a detta di Nicastro infatti, negli ultimi anni tutti i prodotti delle api, il miele ma anche propoli, polline e pappa reale, hanno attirato grandi attenzioni. Del resto abbiamo voglia di conoscere, informarci, sapere e il fatto che la clientela di questa super specializzata boutique del miele lo sia «dimostra quanto non basti più il principio del benessere a tutti i costi - ci spiega Nicastro - ma anche che si vuole sapere sempre di più in materia di abbinamenti e cucina innovativa».
Nella nostra regione i mieli maggiormente prodotti, oltre al classico millefiori, sono tutti monoflora: perlopiù d’eucalipto e castagno, ma anche di girasole, colza e trifoglio. Una menzione particolare va poi alla melata, un miele dal colore scuro e intenso dal gusto fortemente aromatico, ricchissimo di sali minerali raccolto principalmente alle pendici dei Colli romani. Insomma la scelta è davvero ampia perché ogni miele esige abbinamenti precisi.

Infine un’ultima curiosità: ma il miele ha una scadenza? «È preferibile consumarlo entro i due anni dalla data di produzione - spiega Nicastro - e non perché scada, ma perché contiene sostanze quali enzimi e vitamine che con l’invecchiamento tendono a degradarsi. E ricordatevi di non metterlo in frigorifero, basta un luogo fresco e asciutto!».

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