Milan, l’Arsenal sbatte sulla traversa

Partita in mano agli inglesi dal primo all'ultimo minuto. Così al ritorno sarà dura. Si fa male Nesta e all'ultimo assalto Adebayor centra il legno a porta vuota

Milan, l’Arsenal sbatte sulla traversa

Londra - Milan e Arsenal restano in bilico. In bilico sul burrone della qualificazione: basta uno scivolone e si può uscire. Lo 0 a 0 di ieri sera all’Emirates stadium ha l’apparenza di un risultato utile per i campioni in carica. E invece è, come racconta da tempo Galliani, il peggiore dei migliori risultati possibili fuori casa. Nasconde molte insidie. Indispensabile un successo, fatale un eventuale pareggio con gol. L’Arsenal per un tempo gioca a nascondino con il temuto ospite e per un tempo libera la sua potenza atletica senza trovare l’affondo che può lasciare il segno sulla pelle viva di Kalac e compagni. Colpa, oltre che di una traversa sbucciata da Adebayor nel finale travolgente, anche della grande imprecisione dei suoi attaccanti. Sbagliano da vicino e da lontano, Eduardo, Ebouè e Flamini, sbagliano per eccesso di foga e perché la velocità non si coniuga con la precisione. Solo Fabregas tiene nel mirino la porta di Kalac senza riuscire a sorprenderlo.

Le novità sono due, a loro modo una più sorprendente dell’altra. La prima la scodella Ancelotti lanciando subito nella mischia Pato reduce dall’incidente di Firenze (caviglia distorta), la seconda l’apparecchia Wenger che non si fida affatto del Milan e non lo attacca brutalmente. Il francese richiama dietro Eduardo sul lato sinistro, spedisce Flamini sulle piste di Pirlo e tiene davanti solo quel bisonte di Adebayor. Così la prima frazione si consuma in un lungo corpo a corpo, poco spettacolare e zero emozionante: il traffico a centrocampo, 5 gunners contro 5 milanisti racchiusi in poche zolle, impedisce lo svolgimento di schemi tradizionali, intasa gli spazi e penalizza il gioco sciolto e geometrico in particolare dell’Arsenal. Pirlo si libera raramente e quando gli succede perde palla, Fabregas si segnala per una serie di calci piazzati, l’eversore più temibile resta Flamini, in avanscoperta nel finale del primo tempo e «murato» da Kalac, imitato in apertura da una «spizzata» di testa di Maldini da angolo che Lehmann devia a mano aperta.

Appena l’Arsenal cambia registro, e ciò accade nella ripresa, per il Milan cominciano i mal di pancia. Perché nel frattempo Nesta accusa un acciacco e deve farsi da parte mentre gli inglesi mettono il turbo nel loro motore e danno alla sfida le accelerazioni necessarie. Qui si può ammirare, finalmente, Fabregas oppure Flamini, le corse degli esterni Ebouè e del deludente Eduardo, mentre tutto il Milan risulta schiacciato nella propria metà-campo da dove non riesce a mettere fuori il naso se non attraverso qualche lancio per l’isolato Pato. L’affanno dei campioni d’Europa è evidente ed aumenta col passare dei minuti. Lo aiutano la sicurezza del suo portiere col dito ammaccato, Kalac, ma anche la prova superba di Maldini, capitano di 1000 battaglie, o il sacrificio eroico di Gattuso. Solo nel finale la difesa d’acciaio tradisce qualche disorientamento. Ed è qui che l’aiuta la traversa centrata da Adebayor.

Ai campioni d’Europa mancano la forza nelle gambe e l’abilità dei suoi ispirati campioni, Seedorf e Kakà, per ripartire e tenere sotto pressione l’Arsenal, ormai lanciato all’assalto secondo il copione classico del calcio inglese. Il brasiliano Pallone d’Oro non indovina una sola giocata per incantare la platea e stregare i rivali che lo circondano in due-tre. Stesso deficit, ancora più marcato, dall’olandese volante che resta in campo per lungo tempo a vedere i suoi compagni lottare senza opporre alcuna resistenza, alcuna iniziativa.

Una percussione di Pato in area (prova a liberarsi di quattro avversari che lo soffocano), un tiraccio di Oddo sono le uniche presenze di vita rossonera nell’area di Lehmann. Il resto è tutto Arsenal, dalla a di Adebayor fino alla f di Fabregas che resta il perno essenziale del centrocampo dei gunners. Appuntamento tra due settimane a San Siro con la qualificazione in bilico.

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