Il Milan con il solito Kakà

Il Milan con il solito Kakà

MilanoIl primato è ancora lontano, lontano di un punto. Appuntamento a domenica sera, col Napoli, a San Siro per il rendez-vous. Ma l'Inter è dietro, di un punto ma indietro. Sropasso effettuato, allora. È questo il risultato luccicante della serata milanista di ieri. A fatica, come gli capita troppo spesso per non diventare una tendenza da esaminare, doma il Siena. Con un rigore sfuggito ai più in tribuna e in campo, non ai diretti interessati, però, arbitro e protagonisti, Portanova e Inzaghi cioè. A fatica e dal dischetto, allora, con una tecnica che sembra richiamare alla memoria il vecchio Milan di Capello. Ieri sera giunta forse a toccare il punto più basso e non solo per il gol concesso a Vergassola (che interrompe la striscia di 400 e passa minuti). È un Milan diverso, che sa lottare con i denti. Gattuso ne è il simbolo, Inzaghi incide il marchio di fabbrica, come al solito.
Per una volta, il Milan non regala la prima frazione al rivale. Per una volta stringe i tempi dopo il solito quarto d'ora accademico che gli consente di mettere a frutto l'astuzia di uno dei suoi grandi vecchi, Filippo Inzaghi tanto per cambiare. Il suo sigillo, in verità, è la conclusione geometrica di una azione alla mano, tipo rugby, partita da Seedorf, perfezionata via via da Kakà, con assist di Gattuso per il vecchio pirata, capace di cogliere il bersaglio sull'uscita dell'acerbo Manitta, sostituto di Curci, un disoccupato fino a qualche mese fa. Aggiunto al palo scheggiato da Pato di testa su angolo di Seedorf, a metà della prima frazione, consente ai rossoneri di chiudere col meritato vantaggio. Soffrendo qualche volta sugli assalti generosi del Siena che ha il vantaggio di incrociare una difesa inventata all'ultimo momento da Ancelotti tra assenze previste e non (Maldini spedito in tribuna è una rinuncia del pomeriggio). Di fatto il quartetto Antonini, Bonera, Favalli e Zambrotta è alla portata dei toscani che trovano infatti in avvio di ripresa il pareggio. Basta l'ennesima volata di Zuniga (colombiano del quale sentiremo parlare nei prossimi mesi poi uscito per un acciacco) sulla destra, con cross successivo per scoprire tre bianconeri contro due rossoneri nel cuore dell'area milanista: così basta un rimpallo favorevole per consentire a Vergassola di colpire a freddo Abbiati.
Per l'ennesima volta, nella seconda frazione ricomincia la partita del Milan tra difficoltà vecchie e nuove, in parte accentuate dalla serata poco ispirata di Kakà e dal contributo discutibile dell'altro fantasista, Clarence Seedorf. Che poi proprio il Pallone d'oro sia protagonista del secondo sigillo rossonero, è una di quelle combinazioni regalate dal calcio e di cui allora non bisogna meravigliarsi. L'episodio clou matura al culmine di un assalto furioso del Milan, nel frattempo passato a uno schieramento più prudente (Kakà si sposta a destra, a fare l'ala vecchio stampo). Il cross di quest'ultimo per il centro area, destinato a Inzaghi, viene interrotto da un fischio deciso di Celi, l'arbitro della sfida. Nessuno del Siena protesta. Portanova incassa il giallo e il rigore senza fiatare: suo il fallo su Inzaghi, trattenuto, affossato e poi lasciato secondo tecnica consueta. Kakà dal dischetto si prende il compito di firmare il 2 a 1, nonostante il guizzo di Manitta.

Il destro del brasiliano, angolato ed affilato, gli piega la mano protesa.
A quel punto, il Milan deve serrare i ranghi (arrivano Ambrosini e Inzaghi) e il Siena deve farsi sotto fino a sfiorare con una punizione di Codrea il palo lungo di Abbiati, una statua di sale nell'occasione.

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