Il Milan torna padrone dopo 162 settimane

Rossoneri da soli in testa dopo 4 anni e mezzo: occasioni a raffica, decide un autogol di Denis, Kakà sbaglia un rigore. Napoli eroico e sfortunato: resta in 10 ma resiste a lungo all'assedio

Il Milan torna padrone 
dopo 162 settimane

Milano - Milan primo. Primo, da solo, in testa alla classifica. Ultimo precedente in materia: maggio del 2004, la stagione del tricolore vinto sulla Roma. Milan primo con una diavoleria di Ronaldinho, poco utile sul fronte aperto della sfida, poi decisivo nel calciare una palletta velenosa deviata in porta da Denis, l'argentino meno appariscente del Napoli. Napoli domato, a fatica, con grande fatica, nonostante fosse rimasto in dieci poco prima dell'intervallo e perciò degno di restare da quelle parti e di contendere il primato ai berlusconiani.

Poco appariscenti, ancora una volta, come a Bergamo e contro il Siena, nonostante la svolta determinata dall'espulsione (giusta) di Maggio. Quando sono alla pari, il Napoli offre segnali di grande vitalità, quando perde un puntello tira fuori il temperamento per riparare alla lacuna. Persino su rigore, un rigore discutibile come tutti quei rigori provocati dalla deviazione di braccio del pallone (decisiva la segnalazione dell'assistente di Rocchi), il portiere Iezzo, uno dei migliori tra i suoi con Lavezzi e Gargano, resiste con caparbietà restando in piedi fino all'ultimo dinanzi a Kakà che effettua un tiro centrale e perciò prendibilissimo. Milan primo, a 22 punti allora, grazie a quel finale travolgente che sta diventando un'altra delle sue inedite caratteristiche. Cinque contro tre, a centrocampo, è un duello impari. Cinque del Napoli contro tre del Milan sono l'inizio e la fine dei tormenti del Milan nel prendere le misure al rivale che sgabbia via leggero e intrepido, come si deve a una squadra senza responsabilità e con la voglia di stupire. Così accade che sia proprio il Napoli a mettersi in azione per tempo e a scaldare i guanti di Abbiati, chiamato presto a deviare con mano aperta il primo sinistro pungente di Lavezzi, il vero leader del gruppo, l'anima oltre che il sapiente tiratore dalla media distanza. E per fortuna del Milan, Hamsik non ricava grande profitto dal vantaggio numerico mentre Maggio, risucchiato al controllo di Kakà, si macchia in un frangente del cartellino giallo che ne segna il destino.

Il Napoli punge da fuori area con Mannini (sulla respinta corta di Abbiati, Lavezzi sta per infliggergli il colpo fatale, Bonera provvede con coraggio e tempismo) mentre il Milan invade a folate l'altrui metà-campo senza presentarsi al tiro in modo convincente. Ronaldinho è avvitato su se stesso, Kakà poco ispirato. Il primo tiro in porta, prevedibile, è del Pallone d'oro. Peccato, per Reja, che proprio nel finale della prima frazione Maggio effettui il secondo fallo da dietro (su Jankulovski): un giallo più uno fa rosso, Napoli in dieci per tutto il secondo tempo con Aronica dentro al posto di Hamsik (caviglia gonfia). Undici contro dieci, a inizio di ripresa, cambia naturalmente quasi tutto. Perché all'espulsione di Maggio, Reja deve aggiungere via via l'infortunio di Santacroce e perciò deve difendersi con le unghie e con i denti, come ai bei tempi eroici, quelli dei fortini rinforzati. Con la conseguenza di lasciare campo aperto e iniziativa scontata al Milan, pronto a martellare, in particolare con Kakà che dalla sua parte, trasferito all'ala destra, prende a pallonate Iezzo e tutta la difesa napoletana sostenuta da ragazzi d'onore, Paolo Cannavaro sugli altri. Una volta Riccardino centra il palo, quindi lo sfiora, infine guadagna un rigore generoso (palla deviata dal braccio di Pazienza, segnalazione dell'assistente Calcagno allo stitico Rocchi) che si lascia poi parare da quel fenomeno di Iezzo. A risolvere ogni questione, legata alla sfida stessa e alla classifica, provvede quel diavolaccio di Ronaldinho con una traiettoria velenosa, su punizione, una delle ultime a pochi rintocchi dalla fine.

La testa di Denis, quasi sulla linea, devia alle spalle del suo portiere il sigillo rossonero. Meglio così, per il Milan e per la salute del campionato che può risparmiarsi polemiche e veleni. Il primato del Milan non è di rigore.

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