Il Milan vuol dimenticare l’Inter Gourcuff e Dunga i suoi alleati

Franco Ordine

nostro inviato a Milanello

Chissà se è un aiutino della sorte. Chissà se questa sfida di Champions league con l’Anderlcht, sistemata nel calendario quattro sere dopo il derby dell’inseguimento sfiorato, può consolare il Milan e i suoi tifosi e contribuire a tagliare il traguardo della qualificazione nel girone con due turni di anticipo. «Così potremmo dedicarci esclusivamente al campionato» è la speranziella declinata da Ancelotti che dietro il faccione imperturbabile tradisce preoccupazioni sincere per quel che accade dentro lo spogliatoio (acciacchi e stanchezza diffusa) e per quel che vede in campo (squadra che si scuote solo nel momento di maggiore difficoltà). L’elenco degli indisponibili si gonfia come i fascicoli della finanziaria (Favalli, Serginho, Ambrosini, Costacurta e Jankulovski più lo squalificato Bonera), il deficit di gioco e di forma monta col passare delle settimane e l’avanzare dei rivali. L’ultima delle trincee, quella difensiva, risulta travolta dalle capocciate di Crespo e Materazzi. «È vero, sul piano dei centimetri abbiamo perso contro l’Inter pagando pegno 2 volte su 4 punizioni, percentuale del 50%» ammette Carletto che continua a tenere il punto sulla supremazia sventolata da Mancini e confermata dai critici. «I rilievi statistici della partita contraddicono questa impressione» ripete il capo mastro di Milanello prima di prendere atto che invece, contro Inter e Palermo, le due prime della classe, il suo Milan è finito sempre sotto, come mai accaduto in passato. «È vero, abbiamo avuto problemi in difesa» confessa Carletto e qui il nome più discusso è quello di Nesta, giudicato con la testa tra le nuvole, per il mondiale, per l’erede arrivato da pochi giorni, forse anche per la stanchezza non smaltita. «Anche per lui vale la giustificazione della preparazione non ottimale» la risposta d’ufficio.
Chissà se questo Anderlecht è manna caduta dal cielo. Vedere per credere, bisognerebbe aggiungere. «Risalire da meno 14 non è facile, possiamo provarci» sostiene Ancelotti e qui si capisce al volo che non vuole vendere fumo. Inutile coltivare sogni di gloria morti prim’ancora dell’alba. Di sicuro non c’è da stare allegri per l’allestimento della difesa (torna Simic laterale destro, Kaladze si sposta a sinistra) né per l’appeal riscosso presso il pubblico (appena 12 mila i biglietti venduti in prevendita, record negativo). Un paio i motivi di attrazione autentica. Il primo consente allo staff rossonero di ripresentare il talentino francese Gourcuff, ammirato contro l’Aek di Atene e poi uscito di scena dopo l’Ascoli per un misterioso infortunio alla costola, il secondo di trovare in Dunga, ct del Brasile, un inatteso alleato che invece di convocare Amauri del Palermo punta su Oliveira. «Io non credo che Dunga sia impazzito di botto, la sua scelta può aiutare il nostro a dimenticare il suo grave problema familiare (la sorella ancora nelle mani dei rapitori, ndr)» scolpisce Ancelotti che invece considera superata la curva a gomito lungo la carriera di Gilardino. O almeno questa è la sua fervida speranza testimoniata dall’esigenza di cancellare un altro zero, zero gol in Champions, dopo quello in campionato. «Sta ritrovando la serenità giusta» indovina Carletto chiamato a fare i conti infine con imprevisto e imprevedibile tabù, il successo domestico sulle squadre belghe (ultimo della serie, contro il Malines, nel ’90, gol di Simone) in grave ritardo sulla ruota di San Siro. «L’Anderlcht è alla nostra portata» conferma sicuro, quasi per infondere coraggio ai suoi che appaiono depressi dal 3 a 4 nel derby. Oltre che dall’annotazione per cui il Milan patisce le cadenze di Inter e Palermo, prime della classe, e si limita a vincere contro le medio-piccole. E allora la conclusione è una sola e porta la firma di Clarence Seedorf, considerato il miglior portavoce del club in televisione dopo il figurone di domenica notte a Controcampo: «Inutile parlare, dobbiamo fare i fatti per avere diritto alla parola». Non solo. «Se riuscì a vincere il Porto la coppa, possiamo farcela anche noi» insiste Seedorf, ottimista a dispetto della realtà.
A proposito di Seedorf, l’olandese ha evitato di polemizzare con Farina («Nessun commento sull’inchiesta») prima di aggiungere: «Non eravamo da soli».

Come per ricordare: attenti, all’episodio hanno asstitito in tanti. E il rischio, per l’arbitro Farina, di risultare sbugiardato è evidente. Perciò gli converrebbe di ammettere lo scatto di nervi per cavarsela con meno danni.

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