Il milanese che ha «dipinto» la luce nel Qatar musulmano

Ha appena visto la luce nel Qatar musulmano il capolavoro del “Duccio di Buoninsegna” milanese. Affreschi unici, quelli del pittore Valentino Vago, che passeranno alla storia non soltanto per il vibrante splendore dei loro colori.
L'artista, che è nato a Barlassina in Brianza e vive e lavora a Milano, è stato scelto infatti per decorare la prima chiesa cattolica costruita da 1400 anni nell'emirato della Penisola arabica, dove l'Islam wahabita è religione di Stato. L'edificio sacro, intitolato a «Nostra Signora del Rosario», è stato progettato dallo studio Spatium di Milano su un terreno alla periferia di Doha donato dal sultano Ammad Bin Khalifa Al-Thani. La chiesa, che sarà inaugurata il 14 marzo, è costata 15 milioni di dollari e potrà accogliere fino a 2600 fedeli oltre alle residenze di 12 sacerdoti, che celebreranno ogni giorno la messa in altrettante lingue. Diecimila i metri quadrati affrescati in soli quattro mesi dal pittore 77enne.
Un'opera realizzata con un metodo sorprendente, come rivela lo stesso Vago: «Quando sono arrivato a Doha non avevo né progetti né disegni preparatori. Ho inventato l'intera opera mentre la facevo, svelandola come se fosse già all'interno del muro e io non dovessi fare altro che lasciarla emergere. Il disegnatore Tullio Pericoli dice sempre che io non dipingo le pareti ma l'aria. In realtà affresco lo spazio, inondandolo di un colore omogeneo e cercando di comunicare delle emozioni a chi entra in quel luogo magico e religioso». Chi varca l'ingresso della chiesa di Doha si trova infatti completamente immerso in uno spazio avvolgente di luce blu, quella del manto della Madonna. Dal colore emergono immagini e storie, quelle terrene in tonalità blu più scure, mentre quelle che rappresentano l'Aldilà passano da azzurri chiarissimi al bianco, al rosa per poi illuminarsi nel giallo. «Quella di realizzare una chiesa tutta basata sul blu era l'unica idea che avevo quando ho iniziato a dipingere - sottolinea l'artista - perché è il colore più adatto a esprimere le bellezze celestiali. Il mio è uno stile che non ha regole, che appartiene all'Altrove. Nel 1965 ho realizzato un'opera che s'intitola Orizzonte nero. Da allora ho cancellato l'orizzonte e sono entrato in un'altra dimensione, che mi consente una libertà totale. Qui non c'è niente che appartiene a questo mondo, perché cerco di creare uno spazio colorato e magico che fa parte di una situazione paradisiaca».
Non a caso il pittore a cui Vago ama di più paragonarsi è Duccio di Buoninsegna, la cui arte è rimasta immune dalla svolta naturalistica imposta da Giotto. «Nella mentalità medievale - osserva il maestro - la centralità è della Divinità, non dell'umanità: l'esatto contrario rispetto al Rinascimento. È da qui che deriva il fascino dei quadri dell'epoca.

La loro bellezza è il loro mistero, l'impossibilità per lo stesso artista di spiegare come l'opera abbia potuto nascere. Proprio come i miei affreschi di Doha, adesso che sono conclusi sono io il primo a sorprendermene».

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