Milano, il giallo delle case sparite

La vergogna delle case gratis: scoppia nel capoluogo lombardo il secondo scandalo di affittopoli. La giornalista di Repubblica (compagna del candidato sindaco del Pd), la radical chic Carla Fracci, il poliziotto che indaga su Berlusconi: ecco tutti i moralisti beccati a fare i furbi. LEGGI TUTTI I NOMI: SCARICA IL PDF

Milano, il giallo delle case sparite

Il giallo «affittopoli» continua. Dopo un braccio di ferro lungo due mesi ieri alle 16.15 è arrivata finalmente nelle mani dei consiglieri comunali l’elenco dei 1.064 intestatari di un alloggio, un negozio, un ufficio negli immobili del Pio Albergo Trivulzio. Busta consegnata sigillata la sera prima dal presidente del Pat Emilio Trabucchi a quello del consiglio comunale Manfredi Palmeri e aperta solo davanti ai flash (e ai pidiellini che protestavano per la «passerella elettorale») dalla titolare finiana della Commissione casa, Barbara Ciabò. Dalla lista spuntano politici, giornalisti, ètoile, volti tv, magistrati, anche il vicequestore di Milano tra gli affittuari di case low cost in centro. Ma non sono tutti, è l’accusa sollevata dall’opposizione e anche i futuristi alimentano i sospetti. «L’elenco di sicuro è incompleto - assicura la consigliera Pd Carmela Rozza - abbiamo chiesto di conoscere anche le vendite immobiliari del Pat negli ultimi cinque anni», si domanda che fine hanno fatto (tradotto, chi abita) nel palazzo di corso Sempione, via Ciro Menotti, via Sottocorno. E avverte, «se entro lunedì non avremo queste informazioni chiederemo l’intervento della magistratura». Si allinea la Ciabò, «sembra che manchino 150 alloggi e se il sospetto trovasse fondamento sarebbe gravissimo». A «sorprendere» Marco Osnato (Pdl) è invece innanzitutto la «tempestività con cui è stata convocata questa seduta a due mesi dal voto dalla commissione più silente del mandato. L’effetto che sortisce l’operazione è uno scambio di accuse reciproche sulla par condicio delle raccomandazioni». Piuttosto «invece di mettere alla berlina i nomi sarebbe stato più utile porre il problema delle modalità di assegnazione degli alloggi».
«Massima trasparenza» e «criteri di assegnazione in linea con i bandi» è quella pretesa anche ieri dal sindaco Letizia Moratti. Il Trivulzio «ha una sua autonomia e quindi non si può intervenire se non indicando quali devono essere dei criteri che deve avere. Sono felice che il presidente abbia deciso di consegnare gli elenchi ma non basta». Il sindaco chiederà «quali sono i criteri con cui sono stati indetti i bandi, voglio essere sicura che nulla è stato dato se non attraverso i bandi e voglio che siano resi chiari i criteri». I vertici del Pat sono sotto attacco, lunedì Trabucchi terrà una conferenza stampa in cui probabilmente chiarirà i tanti punti ancora oscuri della vicenda, ma dal capogruppo del Pd Piefrancesco Majorino è arrivata la richiesta di dimissioni. Nessun commento ufficiale invece sul candidato sindaco del centrosinistra Giuliano Pisapia. Anche la sua compagna, la giornalista di «Repubblica» Cinzia Sasso, ha abitato per 22 anni in un alloggio del Pat per una modica cifra, meno di 9mila euro l’anno (tra affitto e spese) per 119 metri quadri in corso di Porta Romana. Oggi convive con il compagno, dichiara che ha disdetto il contratto nel 2008 ma per il momento in casa c’è ancora il figlio. Che lavora nello staff di Pisapia. Il candidato sindaco però denuncia il «fango» gettato contro la compagna, che «non è candidata a niente, è un privato cittadino. Non è un reato abitare in una casa di proprietà di un ente pubblico, mentre certo è un problema l’incapacità degli enti che dispongono di un patrimonio immobiliare di gestire al meglio le proprie disponibilità. E state certi che io mi batterò contro quelle inefficienze».

Ma nelle agenzie di stampa, a esprimergli «solidarietà» per quello che giudica un pesante attacco della stampa, dopo tutta la giornata c’è solo la voce di Maurizio Baruffi, ex consigliere comunale del Pd. Attualmente, portavoce del candidato sindaco.

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