Storie opposte con finali differenti. Un tabaccio esasperato dalle continue rapine subìte impugna la pistola e reagisce. Uccide il suo aggressore e i giudici chiedono che venga condannato a 9 anni di carcere. Nel giro di 24 ore a Milano un benzinaio e un lattaio vengono rapinati. Non reagiscono, rischiano la vita e gli aggressori scappano con il bottino. Difendersi o non difendersi? Un problema che ha scatenato non poche polemiche tra la fazione degli interventisti e quella del laissez-faire.
In media stat virtus, recita l'adagio. Ma considerando questi casi, il latino appare ancor di più una lingua desueta. Il tabaccaio di piazzale Baracca, Giuseppe Petrali - protagonista della sparatoria che nel maggio 2003 costò la vita a un rapinatore e un polmone traforato all’altro - nel 2009 aveva spiegato così la sua reazione dopo che era stato condannato a un anno con la condizionale per eccesso di legittima difesa: "Usare le armi è sempre sbagliato e io sono sempre stato contrario a difendermi con le armi. Ma dopo tre rapine...". Insomma, un limite di sopportazione oltrepassato e la necessità di difendersi da solo. Il pm in quel caso si era visto disapprovata la richiesta di 9 anni e mezzo, poi il 23 febbraio scorso, il sostituto procuratore generale Piero De Petris ha nuovamente chiesto nel processo d'appello una condanna a nove anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario e tentato omicidio.
Tra ieri e oggi altri due casi simili hanno portato a conclusioni diverse. Nella serata di ieri un benzinaio di via Elba è stato aggredito da un rapinatore che lo ha tramortito con una pistola elettrica, poi ha aperto la sua Opea Agila e ha trafugato una valigetta con dentro l'incasso della giornata: circa 4mila euro.
Rapina in una latteria Sempre ieri sera invece in una latteria di via McMahon un rapinatore a volto coperto e con in mano una revolver ha sparato all'addome del titolare del negozio. Il tutto per un misero bottino di 200 euro. La
prognosi per l'uomo, operato ieri sera, è di 30 giorni. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza non saranno utili a individuare l'aggressore, che rischia di passarla liscia. E' andata meglio invece a una titolare di una panetteria di Firenze. La notte scorsa, un uomo armato di coltello ha cercato di compiere una rapina, ma la titolare, 62 anni, lo ha messo in fuga. In base a quanto ricostruito dai carabinieri, il rapinatore si è presentato con il viso coperto da un foulard e, usando un coltello come minaccia, ha chiesto dei soldi. La donna, credendo di averlo riconosciuto, prima lo ha invitato ad andarsene, poi ha cercato di strappargli il foulard. A quel punto il malvivente è fuggito.
Il commento di De Corato "Incontrando i cittadini e i commercianti di via Mac Mahon ho potuto rassicurarli che da
parte dell'amministrazione, della polizia locale e delle forze dell'ordine la guardia è sempre stata alta e tale
resterà", ha detto il vicesindaco Riccardo De Corato, che poi ha aggiunto: "Quella dei commercianti è senza dubbio una delle categorie più a rischio ma l'area di
via Mac Mahon non si configura come una delle zone critiche della città. Gli effetti di un episodio come quello
dell'altra sera possono essere molto negativi in termini di percezione della sicurezza. Ma non dimentichiamo che
la sicurezza reale a Milano è un dato di fatto".
Permane comunque il dubbio su cosa sia giusto fare.
Se un commerciante reagisce si becca 9 anni di galera, se non reagisce rischia la vita, oltre a perdere soldi. C'è qualcosa che non funziona, un giusto equilibrio tra le cose che latita. Possono, i commercianti, rimanere sempre in balìa dei loro rapinatori?
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