La 500 del 1960 e la Monk di Molteni, così si rinnova il museo del Design

Un nuovo allestimento per i pezzi icona e didascalie divulgative

La 500 del 1960 e la Monk di Molteni, così si rinnova il museo del Design

Un museo per tutti, perché il design è di tutti. Il nuovo Museo del Design Italiano della Triennale inaugurato ieri è e sarà «uno scrigno di memoria», come spiega il presidente di Triennale Stefano Boeri. Perché contiene oltre 200 fra i pezzi più significativi della collezione di Triennale (che ne conta 1.600), pezzi immediatamente riconoscibili che hanno fatto la storia. Ma è anche «l'inizio di una serie di intense settimane dedicate al design che avranno il momento clou a settembre con il Supersalone e la design week», quando inaugurerà una grande mostra sul legame del Salone con Milano.

Ma eccolo il Museo del Design nella sua nuova veste: stesso spazio, all'interno della «curva» della Triennale, nuovo allestimento, nuovo percorso: da oggi tutto è più semplice, alla portata di tutti. Dai cittadini ai turisti e persino ai bambini, tanto che anche le didascalie sono più immediate, perché come spiega il direttore Marco Sammicheli «è stato sviluppato anche un percorso rivolto a chi si avvicina per la prima volta al design». Ma ecco che accanto a pezzi-icona come la lampada Arco di Castiglioni, la Superleggera di Gio Ponti per Cassina, il Sacco di Zanotta, la poltrona Up di Gaetano Pesce, spuntano oggetti di uso comune come i Moon Boot lanciati nel 1970 dopo lo sbarco sulla luna o i Tratto Pen e il Bidone Aspiratutto. Il pubblico cammina attraverso la storia, sono gli oggetti a parlare, ed ecco che sulle pareti si racconta la storia della Triennale, che «nel 2023 celebrerà i 100 anni dalla sua istituzione», delle Esposizioni Internazionali e delle mostre storiche come quella sull'Industrial design allestita dai fratelli Castiglioni per la X Triennale del 1954. Ed ecco le tante new entry prestate o donate da Enti e Fondazioni, come la Nuova 500 D del 1960 di Dante Giacosa per Fiat o la sedia Monk di Molteni, oppure i tanti documenti selezionati dall'archivio della Fondazione Aiap: dal catalogo Zanotta anni 70 agli inviti e manifesti di Memphis dello Studio Sottsass, fino al manifesto pubblicitario della Divisumma, piccolo capolavoro del 1973: un calcolatore di Mario Bellini che si può considerare l'antenato dei pc, anche questo in mostra fra gli oggetti cult del museo. E ancora diverse fotografie d'autore, esemplari tessili dalla Fondazione Cirulli e molto altro ancora. Il tutto in un arco temporale che va dal 1946 al 1981: dal secondo dopoguerra alla fondazione del movimento Memphis. Anni fondamentali per la loro storia e per Milano, dalla ricostruzione, al boom economico fino al momento in cui il mondo entrò nell'era globale.

Con particolare attenzione al Salone del Mobile, in quel periodo magico (dal 1961 all'81) che, oltre all'economia italiana, trasformò e plasmò lo stile di vita degli italiani. A testimoniarlo le foto storiche dei protagonisti. Molti dei quali torneranno a settembre per il nuovo Supersalone.

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