L'annuncio del progetto vincitore per il nuovo stadio di Milan e Inter, la «Cattedrale» disegnata da studio Populous senza più i grattacieli della prima versione e con un parco da 50mila metri quadri intorno, non ha sedato i comitati pro Meazza, anzi. Ormai il caso San Siro approderà al Tar, alla Corte dei conti, in Ue e pure all'Unesco. Partendo dal fondo, il leader della Lega Matteo Salvini e il segretario regionale Stefano Bolognini da una parte chiedono di approvare «immediatamente» il progetto presentato dai club perchè genererà «un importante effetto indotto, oneri di urbanizzazione da reinvestire sul quartiere, verde, servizi e permetterà alle squadre di dotarsi di un moderno stadio di proprietà, oggi condizione essenziale per poter raggiungere il livello di competitività dei grandi club internazionali». Dall'altra, «il Meazza - dicono - è un simbolo indiscusso della città e della storia del calcio, chiediamo un impegno affinchè sia riconosciuto bene dell'Unesco, due strutture potranno cosistere offrendo eventi complementari». Battagliero il comitato Sì Meazza che ha già raccolto oltre 2mila adesioni e testimonial (da Vasco Rossi a Laura Pausini, Edoardo Bennato, Pfm, Little Stevens, Massimo Moratti, Roberto Donadoni).
Il portavoce Luigi Corbani, ex vicesindaco, tuona: «Nell'operazione vediamo un saccheggio di beni pubblici più che una speculazione edilizia. Se il Comune non ritirerà la delibera sul pubblico interesse ai primi di gennaio presenteremo ricorso al Tar e faremo un esposto alla Corte dei conti per danno erariale. Investiremo del caso anche la commissaria Ue per la Concorrenza perchè a nostro parere questa operazione viola la libera concorrenza, si configura come un aiuto pubblico a società per azioni. Solleveremo il problema alla Commissione e al Parlamento europeo per indagini appropriate». Il sindaco Beppe Sala ha sollecitato il fronte del no chiede a presentare un progetto alternativo per il Meazza, i club rifiutano di ristrutturarlo: «Non vogliamo neanche due stadi vicini - precisa Corbani -, lo facciano in un'altra zona o fuori Milano, possiamo studiare alternative per il Meazza».
Il promoter Claudio Trotta a fianco sottolinea che il Meazza «è lo stadio di tutti, è possibile ristrutturarlo con prato retrattile, copertura portante, e usarlo 365 giorni». Il nuovo rendering suscita anche ironie e dubbi. Per il consigliere Fi Marco Bestetti «è una presa in giro al limite dell'offensivo, non tanto per lo stadio in sè (che ricorda più l'Auchan di Corsico che un impianto sportivo) quanto per quello che ci hanno messo intorno, un bosco di conifere con alberi inseriti ovunque e i nuovi edifici al centro del feroce dibattito sui volumi sono svaniti nel nulla. Quando si sceglie l'illusionismo e la finzione scenica significa che il prodotto da vendere è scadente». Il capogruppo dei Verdi Carlo Monguzzi ironizza: «Il nuovo stadio verrà fatto in Amazzonia, non a San Siro, è immerso negli alberi». Per il capogruppo Fi Alessandro De Chirico «il nuovo stadio serve, ora è una landa desolata».
Il Comune in compenso è stato costretto a cedere e dare il via libera al dibattito pubblico sollecitato per un mese da Verdi, Sì Meazza e comitato Colibrì. La Commissione nazionale per il Dibattito pubblico del Ministero delle Infrastrutture che era stato interpellato dal Comune ha inviato una nota che precisa che l'opera rientrerebbe nella soglia per le quali scatta l'obbligatorietà, fino al 2023 il Comune avrebbe la facoltà di chiedere alla Regione una deroga.
L'assessore all'Urbanistica Giancarlo Tancredi lunedì in aula aveva temporeggiato e ieri in Commissione ha garantito che si farà, ma «oggi abbiamo ancora in mano il vecchio progetto, solleciteremo i club a presentarci il nuovo entro gennaio per avviare un discutere che duri alcune settimane. E il Comune avvierà studio complessivo urbanistico sull'area per avere uno sguardo più ampio su San Siro».
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