Il corteggiamento serrato di Matteo Salvini, che ancora ieri sera fino all'ultimo ha provato a convincerlo, non è bastato. E nemmeno le garanzie del presidente di Forza Italia Silvio Berlusconi, con cii ha scambiato lunghe telefonate. Gabriele Albertini non correrà contro Beppe Sala alle prossime comunali. C'è chi spera ancora in un colpo di scena, un'«albertinata», ma il finale ormai pare scritto, l'ex sindaco lo ha consegnato al direttore di «Libero» Vittorio Feltri che gli aveva rivolto un lungo appello e oggi pubblicherà la lettera in cui spiega i motivi che lo convincono a rifiutare la discesa in campo come candidato del centrodestra a Milano, anche se l'offerta ufficiale dell'intera coalizione finora (va detto) non era ancora arrivata. Intanto, aveva precisato sin dall'inizio che prima di prendere una decisione definitiva si sarebbe confrontato con la moglie Giovanna («non potrei infliggerle una sofferenza insopportabile») e sembra che la ragione principale del no riguardi proprio motivi familiari. Aveva posto anche come condizione che sul suo nome ci fosse unitarietà da parre dei partiti. E invece lo stallo era destinato a continuare, non tanto per qualche contrarietà sul suo nome, ma per le divisioni tra Lega e Fdi su Cosapir, altri temi nazionali e il candidato per il voto a Roma. Negli ultimi giorni Salvini ha ribadito che le liti andavano tenute fuori, «per me se Albertini è a disposizione è sì, adesso, senza richieste, pretese, condizioni o imposizioni di partito. Questo faccio da milanese e da leader del centrodestra. Se qualcuno invece chiede tavoli o tavolini siamo messi male». Che l'ex sindaco non avesse il carattere per rimanere troppo a lungo a bagnomaria era evidente a tutti. Per fare pressing ancora due giorni fa è stata fatta filtrare da fonti leghiste alle agenzie di stampa che «il 99% dei milanesi che vogliono il cambiamento sperano che i partiti di centrodestra si muovano e scelgano subito Albertini, una candidatura indipendente e vincente. Perdite di tempo o litigi su altro non fanno il bene di una città che non merita altri anni di immobilismo». La lettera comunque avrebbe toni morbidi e conterrebbe una sorpresa. «Guardiamo avanti» ha confidato ieri Salvini ai suoi. In pole a questo punto potrebbe tornare l'ex ministro Maurizio Lupi, caldeggiato da Fi, nella rosa Roberto Rasia Del Polo, Riccardo Ruggiero e non è escluso che possa spuntare un nome top secret in tempi stretti.
Se Albertini non corre ieri è spuntato invece un suo ex assessore, Giorgio Goggi, sarà il candidato sindaco dei Socialisti di Milano. Architetto e docente di Urbanistica del Politecnico, Goggi è stato assessore a Trasporti del Comune dal 1998 al 2006 e ha rivoluzionato con il centrodestra la mobilità milanese.
In quegli anni (tra l'altro) furono progettate la linea metropolitana 4 e 5, venne lanciata la sosta a pagamento (le strisce gialle e blu), corso Como e Garibaldi sono diventate zone a traffico limitato, sono state realizzate le tre metrotranvie, prolungate la M2 ad Assago e la M3 a Maciachini. Goggi fu protagonista anche di liti epiche con lil colonnello di Fdi Ignazio La Russa sul piano parcheggi e sull'isola permanente dei Navigli.Chiara Campo
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