Ha festeggiato a bordo di una «500» decappottabile, sventolando a tratti non la bandiera del Comune che lo ha eletto sindaco per la terza volta (primi due mandati dal 2002 al 2012, poi 10 anni da assessore e consigliere regionale di Noi con l'Italia) ma della Fiorentina («è la mia pecca - confessa -, più sofferenze che gioie»). Luca Del Gobbo torna a governare Magenta, che rimane quindi di centrodestra.
Sui social ha ringraziato gli ex sfidanti e li ha invitati a collaborare, non è frequente in politica.
«É stata una campagna impegnativa ma profondamente corretta, basata sui contenuti. Sono per una politica che soprattutto in questo momento deve costruire, essere per e non contro, quindi ho lanciato un appello: ho un programma ben definito e voglio realizzare quello ma sono aperto a collaborare con tutte le forze politiche. Viviamo un momento di difficoltà tra cittadini e politica, bisogna riallacciare un filo».
La sua lista civica ha incassato il 22% dei voti. Come lo spiega?
«É il primo partito a Magenta. É un segnale che va colto anche dalla mia parte politica, il centrodestra deve ripensare alla propria struttura e proposta politica, bisogna ricominciare dai territori, valorizzare la classe dirigente che si forma dal basso con militanza, esperienza, formazione. Meno nominati e più spazio a chi dimostra di avere qualità. Un centrodestra che si presenta come qui in modo allargato, aprendo alla società civile, ottiene consensi. É un lavoro da fare anche a livello nazionale, allargare il perimetro tradizionale, includere mondi che possono essere rappresentati da noi e avere una proposta chiara».
Magenta laboratorio?
«Siamo una piccola goccia da tenere presente per le prossime scadenze, Regionali e Politiche. Sarò controcorrente ma dopo anni di difficoltà e governi tecnici c'è bisogno di più partiti e più politica. Ma politica vera e partiti che sappiano ristrutturarsi».
E da consigliere regionale dimissionario (lascerà il posto alla leghista Deborah Giovanati, ndr.) pensa che il centrodestra nel 2023 corra rischi?
«Credo di no se saprà fare una proposta valida, e c'è sempre stata. I cittadini hanno chiaro il valore della nostra regione. Durante il Covid ci sono piovute addosso tante critiche ingiuste ma il governatore Fontana e l'assessore al Welfare Moratti hanno dimostrato grandissima capacità. La Lombardia è un esempio di buongoverno a cui da Roma bisognerebbe guardare più spesso».
I primi atti da sindaco?
«Una rivoluzione della pianta organica ferma da troppo tempo, ho in mente un Comune innovativo e in grado di dare risposte veloci
al cittadino. Poi gli Stati generali, chiamerò a raccolta tutte le forze vive, comitati, associazioni, sindacati, imprese, serve un'alleanza strategica tra istituzioni e società, a magenta come in Lombardia e in Iialia».
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