Gli ammalati di creatività nel quartiere della peste

La Fondazione Il Lazzaretto lancia a Porta Venezia una rassegna «virale» tra arte e terapie psico-fisiche

Gli ammalati di creatività nel quartiere della peste

Non è detto che Peste significhi malattia. Come non è detto che per avere uno spazio artistico si debbano sempre ricevere dei finanziamenti economici. A Milano c'è un luogo che certamente sa stravolgere i punti di vista. Siamo, non a caso, nel Lazzaretto, lo spazio nonché la Fondazione nell'omonima via al 15. Nella galleria-teatro situata nell'ex quartiere degli appestati, in zona Porta Venezia, sotto la direzione di Lidia Ronzoni, la parola chiave non poteva che essere contaminazione: «Un anno fa abbiamo proposto a diversi artisti 10 domande sul tema della vecchiaia -racconta al Giornale la Ronzoni-. Da qui siamo partiti, al Lazzaretto con ciascuno di loro, per creare un progetto artistico ad hoc e autofinanziato. Che in questi giorni è visibile». Il processo di creazione ha avuto un vero e proprio programma e porta un nome, Virus!: si è trattato di una serie di appuntamenti, workshop e incontri, anch'essi aperti al pubblico, con artisti, curatori, performer e filosofi, in cui si sono potuti influenzare, ispirare, appestare, a vicenda. Da ieri a domenica, al Lazzaretto e in tutta la zona, si possono vedere i risultati di un anno di reciproche contaminazioni: si svolge infatti la seconda edizione del Festival della Peste, quattro giorni aperti a tutti negli spazi del Lazzaretto e anche nel quartiere di Porta Venezia. Il programma è ampio, come ha dimostrato il video «Volto Manifesto»: Lorella Zanardo e Cesare Cantù hanno realizzato una campagna di sensibilizzazione che lancia un grido d'allarme contro la rapida perdita di personalità nella concezione del volto umano, sempre più influenzata e resa uguale dalle App che sul telefonino consentono di modificare la propria fisionomia secondo canoni predefiniti e ripetitivi e mode che soffocano la libertà individuale. Ancora solo per oggi si può partecipare a Un'ora sola ti vorrei, più 23 minuti, il progetto nato da un'idea di Cristina Pancini con la collaborazione di Federico Primavera, e che vede la sinergia di tre luoghi vicini geograficamente: il Lazzaretto, Casa Boschi Di Stefano e la Casa di Riposo Leone. Si parte alle 15 dal Lazzaretto per arrivare a Casa Boschi con l'audioguida registrata da un anziano della Casa di Riposo Leone. Gli anziani infatti hanno effettuato un percorso durante l'anno negli spazi del Lazzaretto, in cui hanno sperimentato il senso dell'invecchiare in una prospettiva collettiva e comunitaria. La visita si concluderà con una sorpresa. Proprio come approfondimento su questo progetto oggi, alle 16, si svolge il workshop Anziani al museo: Maria Chiara Ciaccheri e Anna Chiara Cimoli curano il pomeriggio a cui sono invitati anziani con interesse per la cultura, ma anche nipoti, figli e badanti. Si svolgeranno attività di facilitazione per osservare e interpretare le opere d'arte. Sempre oggi, ore 19, il narratore Gianni Vacchelli guiderà il pubblico in un evento dedicato ai temi danteschi; domani, alle 15, si terrà il laboratorio Cristina Negro, ballerina, Simone Lampis, attore, e Roberta Secchi, esperta di scrittura creativa: i partecipanti potranno sperimentare con il proprio corpo «pratiche di risveglio sulla vecchiaia». Nella Chiesa di S.

Carlo al Lazzaretto, al centro del quattrocentesco ex Lazzaretto di Milano, si trova la mostra di Gaia De Megni, vincitrice dell'edizione 2019 del premio Lydia! per artisti under30, promosso dalla Fondazione con la mentorship dell'artista Adrian Paci.

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