Anatomie a confronto Il «genio» lombardo che anticipò Leonardo

In una mostra disegni e prototipi di Guido da Vigevano, tra naturalismo e ingegneria

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Lucia Galli

Un secolo o poco più di differenza e le stesse idee chiare. Guido da Vigevano, medico e coetaneo di Dante; Leonardo da Vinci, campione del Rinascimento, sarebbero stati amici geniali se fossero anche stati contemporanei? Amici mai (o forse), geniali certamente. Una nuova mostra butta il cuore oltre la cronologia e mette a confronto due star dell'inventio, della scienza e della creatività. Uno, lombardo e forse meno valutato, l'altro, fiorentino e milanese d'adozione, cittadino del mondo. Alla veneranda biblioteca Ambrosiana, la sala Sottofedericiana all'interno del percorso che permette anche la visita alla cripta di san Sepolcro - si trasforma in un'officina dell'ingegno, ospitando, fino al 29 marzo, «Anatomia in figure», un dialogo virtuale fra i due campioni del passato. Il percorso, curato da Paola Salvi, in collaborazione con Brera, l'ateneo di Pavia ed OverArt, è il punto di arrivo delle celebrazioni per il cinquecentenario di Da Vinci e un punto di ripartenza per futuri percorsi e proposte di studio. Di Guido, il lombardo, arrivano in città le riproduzioni del suo imprescindibile Anothomia designata per figuras che data 1345. La città di Vigevano, fra i registi dell'esposizione, ospitata in provincia già nel 2016, ne ha concesso ampi stralci. Le sedici tavole offrono un confronto con alcuni dei più bei fogli leonardeschi di casa, invece, nel capoluogo. A completare il materiale espositivo sono una serie di disegni anatomici, riprodotti dalla Royal collection di Windsor. Infine, a rendere tridimensionale la tenzone fra i due big ecco cinque grandi statue, realizzate da Moreno Vezzoli, col procedimento della ceroplastica. Nessuna plastinazione sulla scia delle mostre alla «Real body», ma sculture che incarnano letteralmente la bellezza artistica e la precisione anatomica inseguite da Da Vinci. «Figurare et descrivere» fu la vera urgenza di entrambi questi geni del passato. Quanto da Vinci mediò da Guido? Uno fu dottore in medicina e non inventore, immerso in un mondo accademico che si divideva in scuole di pensiero differenti fra naturalismo e realismo. Quanto, invece, Leonardo abbia influenzato chi venne dopo di lui, considerando che molti dei suoi studi dedicati all'anatomia non furono pubblicati dal suo discepolo Francesco Melzi? La mostra prova a fornire queste risposte. «I disegni spiegano i curatori - sono accomunati dalla stessa intenzione raffigurativa. Se Guido da Vigevano ha preferito un approccio realistico, confidando nel valore conoscitivo delle immagini, un secolo e mezzo dopo Leonardo prosegue il percorso, ponendo, però, al centro l'armonia delle forme e la vitalità del corpo umano in movimento». Oltre all'anatomia c'è poi un secondo punto di incontro fra i due grandi del passato: le macchine da guerra. Che volassero o si muovessero in terra Leonardo provò a pensare a tutto. Non serve scomodare la parodia di Troisi e Benigni in Non ci resta che piangere: il loro Leonardo, di fronte a quel vago progetto di un treno illustrato da quegli «ingegneri» del futuro - si domandava, già con arguzia, come mai un caminetto, pure attivato dal calore, non si muovesse.

Ora abbiamo la risposta e in fondo la domanda se la pose anche Guido. Nel 1335, aveva sostituito le fiamme al vento, disegnando nel trattato Texaurus Regis Francie il progetto per un carro mosso da un mulino che oggi approda in prima mondiale a Milano.

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