«Turiamoci il naso e votiamo per Radice». Anzi, «contro Toia», come ha candidamente ammesso il candidato civico Franco Brumana che da giorni imperversa nelle cronache come l'ago della bilancia, forte del suo 12% al primo turno.
Domenica si celebrano i ballottaggi in sei Comuni. A Legnano, la sinistra è rimasta staccata di dieci punti dal candidato civico di centrodestra Carolina Toia. La giovane avvocato ed ex consigliere regionale della Lista Maroni merita, per la sinistra, un'«alleanza contro», come si legge nella cronaca, fedele, della Prealpina. «Ci schiereremo contro Toia e a favore di Radice» ha subito annunciato Brumana, salvo poi restare scottato dalla risposta del Pd che ha escluso ogni forma di apparentamento formale, quella che consente di mettere insieme ufficialmente programmi e simboli, facendo anche posto ai nuovi alleati nella ripartizione dei seggi derivanti dal premio di maggioranza. Lorenzo Radice e il Pd di Legnano non hanno voluto farlo il matrimonio, pensando di «ereditare» comunque il voto dei candidati d'area, sommandolo al proprio 31% per superare di Toia. Il Movimento di Brumana non l'ha presa affatto bene e ha cominciato a parlare al passato. «La vittoria di un'alleanza a sostegno di Radice era a portata di mano - ha dichiarato, come si legge su Legnanonews - La decisione del Pd è stata assurda e consegnerà la città alla Lega perché Radice al primo turno ha preso solo il 31% dei voti ed è impensabile che in una settimana acquisisca un consenso elettorale aggiuntivo del 20%». «Gli elettori delle liste che avrebbero potuto allearsi - ha puntualizzato - sono stati umiliati dal rifiuto di Radice e in gran parte non andranno a votare». Insufficiente il «contentino» finale, rappresentato da una gelida dichiarazione di voto personale. «Turandomi il naso, voterò per Radice». L'esito del voto di Legnano, in tempi di totocalcio, meriterebbe davvero una «tripla».
Parte da una posizione più comoda Peppino Ciresa, candidato civico del centrodestra a Lecco, che si è fermato a un passo dal 50%, staccando di sette punti Mauro Gattinoni. La novità più rilevante di questo supplemento di campagna elettorale sta nel fatto che il gioco si fa facendo duro, e stanno entrando i campo i poteri veri della sinistra. Con un soave intervento, oggi ben in vista nella sua home page, e con qualche precauzione più di stile che di sostanza, la Cgil ha proposto la sua «riflessione» sul voto, approdando a una esplicita indicazione di voto per Gattinoni, evidenziato nel testo con un bel «grassetto» per evitare malintesi. Altri sindacati, non di sinistra, si sono sforzati - anche troppo - di apparire estranei alla campagna, e la Cgil è entrata a gamba tesa. Ma nell'entourage di Ciresa, l'endorsement del sindacato è stato accolto con qualche sorriso, un po' perché scontato, un po' perché sposta ulteriormente a sinistra il «povero» Gattinoni, che doveva essere un indipendente. La sposta a sinistra, e verso il passato, anche l'accordo concluso con «Appello per Lecco», non formalizzato in apparentamento per evitare di togliere un seggio a «Cambia Lecco», anche perché avrebbe dovuto immolarsi l'ex segretario della Cgil lecchese. Intanto il sindaco uscente Virginio Brivio sta defilato, anche perché il suo esporsi sarebbe controproducente, ma i suoi assessori sono tutti in lista e pronti a rimettersi ai posti di comando. Chi vuole cambiare, insomma, sceglierà Ciresa, e pare che la voglia di cambiare sia tanta. L'ex presidente di Confcommercio, inoltre, può beneficiare dell'exploit elettorale di «Lecco Merita di più» e di «Lecco ideale». Il successo delle liste civiche e di «centro» - hanno ottenuto il 27% sul 49 totale - garantisce il radicamento al centro della sua coalizione, in una città tradizionalmente moderata e cattolica.
A Voghera altra sfida chiave. Con sei candidati sindaco (e 380 candidati consiglieri) la candidata del centrodestra Paola Garlaschelli è andata molto bene e solo per un pugno di voti non ha vinto al primo turno. Ha funzionato bene anche la scommessa della Lega, guidata dalla deputata Elena Lucchini, che ha fatto segnare il record di preferenze personali. Il Carroccio e gli alleati (Fi e FdI) hanno voluto dare un taglio netto col passato: ex, uscenti e figli d'arte sono quindi finiti nello schieramento di Nicola Affronti, un Udc sostenuto dal Pd. Di conseguenza, un pezzo di elettorato di sinistra ha premiato (col 17%) un altro candidato, Pier Ezio Ghezzi, capace di superare con la sua lista civica il Pd.
Ora cosa farà al secondo turno quell'elettorato? In parte voterà forse «contro» la Lega, ma in buona parte potrebbe non votare. Voterà invece per Affronti, probabilmente, la componente locale di «Cambiamo», forse all'insaputa di Giovanni Toti. Basterà e basterà qualche 5 Stelle? Si saprà lunedì.
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