Maria Teresa Santaguida
Ci sono anche a Milano dei posti dove in motorino si va sempre in due, col casco slacciato; dove i panni sono stesi su lunghe corde da un balcone ad un altro; dove le auto modificate con l'assetto basso viaggiano con il finestrino abbassato e la musica a palla. Le targhe e le lingue sono spesso straniere. È Baggio: Milano è quasi finita, ma la provincia è già cominciata.
Sono circa le 15, quando i carabinieri della compagnia Porta Magenta, guidati da Fabio Manzo, insieme a quelli della stazione San Cristoforo, iniziano un'operazione coordinata in vari punti del quartiere: dalle case popolari di via Quarti ai campi rom improvvisati e itineranti, fino all'antidroga nelle piazze. Il giro comincia negli spiazzi davanti agli iper di via Bagarotti e via Gozzoli, diventati parcheggi per i camper dei nomadi. «Le segnalazioni sono continue - spiega il maresciallo Paolo Franchina, che comanda la stazione locale - in particolare dopo lo sgombero dei magazzini militari di via Olivieri, dove un paio di famiglie di origine bosniaca viveva da anni, ogni spazio aperto è diventato buono per stazionare». Sono i furti l'attività principale dei capifamiglia, quasi sempre assenti al momento dei controlli.
Le pattuglie si spostano quindi verso via Cusago. Qui siamo ai confini del regno: aperta campagna e un cascinale antichissimo, che leggenda vuole contenga anche parti di un accampamento romano. La struttura cade a pezzi e oltre il nastro di emergenza, proprio lungo le ampie piste ciclabili, iniziano i cumuli di spazzatura bruciata: a terra chiodi e plastica già in decomposizione. Una quindicina i mezzi parcheggiati: alcuni scappano all'avvistamento della prima auto delle forze dell'ordine. Poi la strada viene bloccata e richiesti i documenti.
Anche nel mondo dei nomadi ci sono regole precise: i camioncini più malmessi sono di famiglie rom di origine balcanica (ma italiani di nascita) da sempre orbitanti sulla città. Poi uno spazio vuoto, come a separare due civiltà'. Quindi una fila di auto e roulotte tirate a lucido: sono i sinti siciliani. «Di Noto» ci spiegano. «Siamo a Milano per qualche giorno» per seguire la matriarca', che deve operarsi all'Istituto dei tumori». Sette famiglie si sono spostate con lei? «Perché sono una brava madre, mi vogliono bene» replica la donna in dialetto siculo. Li chiamano «camminanti» perché sono sempre in viaggio, ma sono ben vestiti, hanno case e proprietà. E, se vogliamo, una loro estetica. Secondo alcune analisi svolte da un'apposita sezione della Locale, i loro introiti vengono in parte da truffe, anche sofisticate. Intanto comunque scatta la multa per occupazione di suolo.
Arrivano allora le squadre della Compagnia di intervento operativo. Ci spostiamo in via Quarti. Sette palazzine, dette «le Torri», per un totale di 1500 persone, di cui il 40 per cento è abusivo. Entriamo nei sottoscala, dove non sono pochi gli allacci illegali alla rete pubblica: gli incroci dei fili, sottoposti ad una tensione eccessiva, finiscono per bruciarsi. I palazzi si guardano tra loro e sono di fatto chiusi in un quadrilatero impenetrabile, che sbocca peraltro in una via senza uscita: un evidente errore di progettazione.
«Non si tratta di abbandono delle strutture - spiega il capitano Manzo - ma così rispondiamo alle richieste dell'Aler per garantire coordinamento delle istituzioni e sicurezza nel quartiere». Nel frattempo, dall'altro lato, i colleghi in borghese stavano denunciando un paio di piccoli spacciatori.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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