Benvenuti al Kit Kat Club La Storia passa dal «Cabaret»

Il musical di Saverio Marconi riporta sul palco l'atmosfera della Berlino anni '30 «Mi affido a oggetti simbolici. E ho scritto un finale che è un colpo allo stomaco»

Berlino alla vigilia della presa del potere da parte dei nazisti. Un angolo buio di storia passata, ma anche una categoria dello spirito. Qualcosa che può sollevarsi dagli angusti confini del tempo e dello spazio, per farsi favola distorta e sempreverde. Ci pensa la letteratura, ci pensa il palcoscenico. Ci pensa il musical. Il mitico Kit Kat Club di «Cabaret» è pronto ad aprire a Milano, al Teatro della Luna dove è previsto in cartellone dal 12 al 22 novembre (ore 21, ingresso 55-33 euro, info 02.48.85.73.33), nell'originale allestimento di Saverio Marconi e della sua Compagnia della Rancia. E siccome l'ispirazione al musical (reso celebre dal film del 1972 diretto da Bob Fosse con Liza Minnelli protagonista) veniva dalla letteratura, dai racconti di Christopher Isherwood, non stupisce che la presentazione milanese dello spettacolo sia avvenuta ieri mattina in una libreria, la Open a due passi da Porta Romana.

Per Saverio Marconi questo è il terzo allestimento di «Cabaret» in carriera dopo le versioni del 1992 e del 2007 , ma è come se fosse il primo perché l'opera tratta dal libretto di Joe Masteroff con le musiche di John Kander ha subito un rivoluzionario lavoro drammaturgico. «Ho tagliato alcune canzoni, accorciate altre, ho portato la storia da tre ore e passa di durata a due sole ore - spiega il regista, pioniere del teatro musicale italiano - Il mio primo “Cabaret” era una rigorosa ripresa delle atmosfere del film, a cominciare dalle stupende coreografie di Fosse. Il secondo lo volli molto più glamour, con effetti speciali e giochi di specchi a rappresentare l'illusione di poter riflettere la reale natura umana. Quest'ultimo allestimento ha una scenografia volutamente povera, dove lo spettacolo si affida a oggetti simbolici, un cencio come sipario. Bob Fosse è completamente scomparso, e ho scritto un finale che è un colpo allo stomaco». Perché, come scandisce il serpentesco Maestro di Cerimonie nel prologo del musical «vi emozionerete, piangerete sicuramente, e vi farete molte domande».

Insomma, chi cerca un musical tutto lustrini e sorrisi ottimisti dove «si canta sotto la pioggia», non passi di qui, dal Kit Kat Club di Berlino nei primi anni '30 dove una giovane arrivista diciannovenne di nome Sally Bowles (Giulia Ottonello nel ruolo che fu della Minnelli e, nelle precedenti versioni della Rancia, di Laura Baccarini e Michelle Hunziker) pretende di fare spallucce alla storia con la esse maiuscola e guadagnarsi gli allori del palcoscenico. Che importa la politica? Che importa se i nazisti si stanno mangiando ogni libertà nel paese? A innamorarsi di lei, un giovane romanziere americano di nome Cliff Bradshaw (Mauro Simone), a sorridere crudelmente del loro amore e del mondo impazzito alle porte, un Maestro di Cerimonie col volto di Giampiero Ingrassia.

Dodici perfomer sul palco, coreografie di Gillian Bruce e (una buona notizia per il musica italiano) un'orchestra dal vivo con cinque polistrumentisti diretti da Riccardo Di Paola, il «Cabaret» di Marconi è anche una lezione al contemporaneo: «La cattiveria e il cinismo del Maestro sono quelli che vediamo ogni giorno negli inconcludenti talk-show dove conta la battuta ma non l'approfondimento. La superficialità di Sally è quella di tanti che masticano e poi dimenticano l'attualità sui social network».

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