I sindacati occupano l'accettazione al San Raffaele

Il blitz ferma il pagamento dei ticket ma non le visite. In arrivo altre iniziative

I sindacati occupano l'accettazione al San Raffaele

Giornata di tensione all'ospedale San Raffaele: ieri mattina i lavoratori, riuniti in assemblea per vedere come fermare le prime 40 lettere di licenziamento inviate dall'azienda, hanno occupato e bloccato l'accettazione per qualche ora. Un blitz che ha paralizzato l'attività dell'ospedale: niente distribuzione dei numeri di attesa ai pazienti, nessuna possibilità di accedere agli sportelli e pagare il ticket. I medici sono comunque riusciti a effettuare le visite cercando di tamponare i danni per quanto possibile. Furenti i pazienti che hanno sottoscritto un'accusa scritta contro i sindacati: «Una vergogna, così si danneggiano l'ospedale e tanti pazienti anziani».

Come riferiscono alcune fonti dell'ospedale, «è stata manomessa la macchina che distribuisce i numeri e sono stati insultati gli addetti e i lavoratori dell'accettazione, intimando di lasciare il posto di lavoro. Molti cittadini hanno pagato le visite direttamente in reparto, ma tanti se ne sono andati via, piuttosto seccati». Diversa la versione dei sindacati. «Le cose funzionano come in una giornata di sciopero - spiega Margherita Napoletano, delegata Usb dell'Rsu - si possono fare le visite, ma non pagarle in accettazione».

Al blitz di ieri, visto il clima, seguiranno altre forme di protesta per tutta la settimana. Lo sciopero vero, quello generale, non è ancora stato approvato. Ma l'Usb ha inviato al prefetto di Milano una lettera per annunciare lo stato di agitazione di tutta la sanità lombarda. Nel frattempo, in assemblea, si è consumato uno strappo tra le varie sigle sindacali della rappresentanza sindacale unitaria: Cgil, Cisl e Uil si sono infatti dissociate dal resto dell'Rsu e dalla strategia maggioritaria che trova nei sindacati di base, Usb e Usi, la loro guida. «Abbiamo valutato il percorso fatto finora - spiega Claudio Carotti, segretario Fp Cgil Milano - che non ha prodotto alcun effetto positivo. Sono infatti iniziati i licenziamenti, i tagli ai salari e sono stati disdetti tutti gli accordi sindacali». Pur consapevoli di essere «in minoranza nell'Rsu - continua - vorremmo provare a ragionare su altri strumenti, come gli ammortizzatori sociali, anche se abbiamo paura che sia troppo tardi». Un'opzione questa bocciata sonoramente dal resto dei sindacati.

La chiusura è totale, così come lo è stata fin dall'inizio delle trattative. Ma in questo modo, l'azienda non ha nemmeno lo spazio per formulare proposte alternative agli esuberi. I no dei sindacati è automatico di fronte a qualsiasi piano. Nemmeno l'accordo raggiunto a Roma lo scorso gennaio tra sindacati e azienda è stato attuato: i lavoratori lo hanno bocciato con un referendum interno. Dopo vari avvisi e posticipi, la squadra dell'amministratore delegato Nicola Bedin ha quindi dato il via alle prime lettere di licenziamento. In tutto ne saranno inviate 244.

Tra i primi destinatari delle notifiche anche un'attivista dell'Usb: ovviamente la notizia è stata presa come un affronto da parte dei rappresentanti sindacali. «Non staremo di certo a guardare inermi lo stillicidio di licenziamenti» annuncia Riccardo Germani del coordinamento regionale della sanità Lombardia dell' Unione Sindacale di Base.

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