Dopo il blitz alla Torre Galfa gli "okkupanti" minacciano: vogliono il cinema Manzoni

Incassata la solidarietà dell’assessore Boeri i "lavoratori dell’arte" puntano al teatro (gallery). Da Lambrate a via Arbe: 16 stabili in mano ai compagni

Dopo il blitz alla Torre Galfa gli "okkupanti" minacciano: vogliono il cinema Manzoni

Macao «meravigliao» o il Centro sociale più alto d’Italia. Si divertono i nuovi inquilini della Torre Galfa, il grattacielo di 33 piani occupato da due giorni in via Galvani da quelli che si autodefiniscono i Lavoratori dell’arte e dello spettacolo, supportati dagli antagonisti ex Corsari. Hanno ribattezzato la torre disegnata dall’architetto Melchiorre Bega il «Macao», nuovo centro per le arti di Milano, «un grande esperimento di costruzione dal basso di uno spazio dove produrre arte e cultura». Sabato sera festa d’inaugurazione, con band e dj set, ieri il bis mentre in una sede di via Confalonieri è scattata la prima serata di autofinanziamento per sostenere i compagni. Più liscio non si può. Del resto, se in altri tempi (la giunta Moratti, neanche un anno fa) si sarebbe parlato di sgombero immediato, la visita dell’assessore alla Cultura Stefano Boeri sabato è stata quasi una benedizione. Dopo aver parlato con «gli studenti, gli artisti, i precari» che si sono impadroniti abusivamente del palazzo, l’assessore ha premesso «non convidido il metodo, ma il problema che pongono è ineludibile, troppi spazi di grande qualità restano vuoti perchè sfitti o invenduti», quando «invece potrebbero essere usati temporaneamente per ospitare imprese e attività creative che chiedono luoghi disponibili per lavorare e fare cultura». Il Comune ha già un protocollo con Politecnico e associazione Temporiuso per mappare i luoghi abbandonati in giro per la città (dagli edifici alle cascine). Boeri spiega che sul modello di altre città europee la giunta vuol «proporre, non imporre, ai proprietari pubblici e privati di spazi inutilizzati» di prestarli temporaneamente a movimenti come il Macao, «il Comune si farebbe garante della restituzione al proprietario». I «precari dello spettacolo» su Facebook cantano le lodi di Boeri, perché se nell’occupazione pilota del Teatro Valle a Roma devono fare i conti con il sindaco di centrodestra Alemanno, «qui c’è una giunta e un assessore alla Cultura che sta dalla stessa parte della “barricata“ e lo sta dimostrando». Parte il film dei prossimi blitz, «non dimentichiamo che il Teatro Manzoni (foto nel tondo) è nelle stesse condizioni, sfitto, senza progetti e inutilizzato. Avremmo per qualche anno un posto vero dove fare anteprime e festival». Un bel centro sociale tra via della Spiga e Montenapoleone. A smontare la tesi di Boeri c’è chi gli ricorda il Leoncavallo, occupato nel 1994 con l’avallo non ufficiale del proprietari Cabassi che per alcuni anni non richiesero lo stabile ma quando è accaduto «la polizia ha tento per una ventina di volte lo sgombero, senza risultato». E ora Pisapia lo a regolarizza.
La Lega attacca, «esistono spazi vuoti - tuona il capogruppo Matteo Salvini - ma anche delle regole e mi sembra che nella Milano di Pisapia non valgano più. Metteranno nello statuto l’esproprio della proprietà privata?. Presto scatterà un’occupazione padana, vedremo se ci riserverà lo stesso trattamento». Per il Pdl Carlo Masseroli «ormai tutto è permesso, anzi quasi supportato.

Il caso Leonka fa scuola, prima si occupa e poi Pisapia trova la soluzione. Cosa direbbe Boeri se gli occupassero casa?». Il Pd Roberto Caputo invita il centrodestra a «non drammatizzare, è vero che occupare è reato ma le reazioni sono esagerate».

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