Bloccato per un controllo si suicida in questura nella camera dei fermati

La vittima è un algerino di 43 anni bloccato per un tentato furto. Inutile la rianimazione

Bloccato per un controllo si suicida in questura nella camera dei fermati

Per farla finita ci ha messo una manciata di attimi e tanta, disperata determinazione. Si è tolto la t-shirt che aveva addosso, l'ha passata attorno a una sbarra della finestra dopo averla annodata con due giri attorno al collo, quindi si è lasciato andare di peso. È così che un algerino di 43 anni, in attesa di essere fotosegnalato, si è impiccato ieri mattina all'interno di una delle camere dei fermati della questura, in via Fatebenefratelli 11. Immediatamente soccorso dal personale delle ambulanze intervenuto con un'ambulanza e un'automedica e che ha provveduto a praticargli le manovre di rianimazione proseguite per oltre quaranta minuti, per l'algerino purtroppo non c'è stato nulla da fare.

L'allarme è scattato qualche minuto dopo mezzogiorno. Il nordafricano, che era stato sorpreso poco prima dall'equipaggio di una «Volante» - una pattuglia dell'Ufficio prevenzione generale (Upg) - mentre armeggiava intorno a delle auto in via Felice Casati (zona Buenos Aires) insieme a un marocchino 23enne, era stato accompagnato in questura con il complice. Sembrava un tentativo di furto. E la prassi vuole che in casi come questi il responsabile venga appunto portato in questura e, mentre attende che ne venga accertata la vera identità e il successivo fotosegnalamento resti in una delle camere dei fermati. Si tratta di stanzette essenziali, provviste di una seduta ancorata al muro, che vengono sorvegliate grazie a un monitor, anche se per questi soggetti in attesa di essere identificati tramite il fotosegnalamento ci sono anche agenti tenuti a dare un'occhiata attraverso il vetro che c'è sulla porta della camera. Dopo le operazioni di rito all'ufficio immigrazione l'algerino e il marocchino sarebbero stati subito rilasciati gravati una denuncia a piede libero.

Ora pare che chi era dietro il monitor non abbia notato nulla di strano, nessun movimento sospetto che potesse sottintendere in qualche modo all'imminente tragedia. E che, addirittura, non si sia accorto di nulla anche a fatto avvenuto. Ad accorgersi che l'algerino, utilizzando la sua maglietta, si era appeso alle inferriate, è stato invece un agente che ha guardato attraverso il vetro della camera dei fermati.

Solitamente davanti alla camera dei fermati c'è un andirivieni continuo, ma quella di ieri era una domenica di agosto piuttosto «avara» di presenze: insomma, non c'era il solito giro degli altri giorni. La vittima ha così approfittato di un momento di solitudine e con un gesto pressocché fulmineo, ha messo in atto il suo disperato proposito.

Del caso, sul quale il personale della Scientifica ieri ha svolto tutti gli opportuni rilievi, si sta

occupando la squadra mobile che, insieme al pm di turno giunto subito ieri sul posto, Paola Pirrotta, deve accertare se ci sono state delle negligenze nei controlli nella camera dei fermati dove l'algerino si è tolto la vita.

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