Bresciani: «Così miglioreremo la nostra Terapia d’urgenza»

Bresciani: «Così miglioreremo  la nostra Terapia d’urgenza»

Qualche imperfezione c’è, l’assessore lo ammette. E però «non è un corso di medicina - precisa Luciano Bresciani - e anche se la professione viene un po’ romanzata, Terapia d’urgenza è riuscita a cogliere l’interesse del pubblico». Tra i 2milioni di italiani, l’altra sera c’era anche lui, intento a guardare la prima puntata della fiction girata interamente a Milano insieme alla moglie e a un paio di amici che neanche a dirlo, nella vita fanno i dottori. Quelli veri.
Chissà che critici severi sarete stati... Dica la verità: le è piaciuta la prima puntata?
«Direi di sì».
Anche quando ci sono espliciti riferimenti a fatti di malasanità?
«Se possono servire, ben vengano».
Ad un certo punto si scopre che da anni un medico di una clinica privata ingannava il suo paziente, facendogli credere di avere problemi di cuore per tenerlo in cura, inutilmente. Inevitabile il paragone con la Santa Rita...
«Inevitabile. Ma c’è un modo per difendersi da casi come quello della fiction».
Quale?
«Quello che gli americani chiamano seconda opzione: di fronte al dubbio, è sempre necessario chiedere un parere anche ad un altro esperto».
Non rischia di diventare un metodo troppo costoso?
«No, al contrario. Sono certo che alla lunga i costi diminuirebbero perché si verificherebbero meno inappropriatezze. E poi ci sono i controlli».
Dopo quello che è successo come pensate di migliorarli?
«Vogliamo trasformare questo fatto negativo in modo positivo. Ci stiamo lavorando e per fine settembre emetteremo nuove norme».
Un esempio?
«È ancora presto per farne. Per ora posso dire che modificheremo tutti quei contratti che mettono in relazione lo stipendio al volume economico dei drg».
Dalla fiction alla realtà: molte delle scene esterne sono state girate fuori dal Niguarda, uno dei grandi cantieri della sanità lombarda. Come stanno procedendo i lavori?
«Bene, per ora non ci sono ritardi».
Partiranno puntuali (nel 2010 ndr) anche quelli per trasferire nell’area del Sacco l’Istituto dei Tumori e il Besta, nonostante i tagli in Finanziaria?
«I tagli da Roma ci sono stati, è vero, ma noi siamo determinati a batterci per non perdere questo progetto».
Qual è il primo appuntamento in agenda a settembre?
«Si comincia da Saragozza per capire la portata dei flussi attratti dall’Expo. In base ai numeri che ci forniranno, inizieremo a preparare il nostro piano sanitario in vista del 2015».
Serviranno anche infermieri... Nella fiction la caposala si lamenta per i turni straordinari, a questo problema, a Milano si aggiunge la mancanza vera e propria di personale. Come risolverla?
«Stiamo lavorando per aumentare l’attrattiva sociale ed evitare che il 30 per cento dei professionisti che noi formiamo fuggano dalla città, ma come per tutti i grandi progetti ci vuole tempo».
A cosa sta pensando?
«Alla Carta Regionale dei servizi: partirà in via sperimentale ad ottobre ma ci vorrà del tempo perché i cittadini ne capiscano l’effettiva portata.

Prevedo una rivoluzione paragonabile all’avvento della carta di credito: il cittadino potrà prenotare le visite evitando le code, vedere i risultati degli esami e stamparsi i referti».
Tutto da casa?
«Certo, grazie al pc. Anche la sera, magari davanti alla tv, sintonizzata su Terapia d’urgenza».

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