Pure la sinistra scopre il fortino senza legge alla periferia di Milano

Un report della commissione Sicurezza del Municipio 8 fotografa il degrado del campo rom di via Negrotto. Sardone: "Frequeza scolastica minori al 30% e solo due borse lavoro attivate: integrazione della sinistra è un miraggio"

Pure la sinistra scopre il fortino senza legge alla periferia di Milano

La giunta Pisapia aveva promesso lo sgombero nel marzo 2016. Poi, Sala lo aveva definito un’esperienza da superare. Invece, il campo rom di via Negrotto è ancora lì tra degrado e illegalità, come documentato dal report della commissione Sicurezza del Municipio 8. Una dimostrazione, per la l'amministrazione che l'ha commissionata, del fallimento della propria sbandieratas politica di integrazione.

“Nel campo rom di via Negrotto, quello dove dal 2016 si è creato un buco di 30.000 euro per le utenze non pagate, i 20 minori presenti - denuncia Silvia Sardone, europarlamentare e consigliere comunale della Lega - non vanno praticamente mai a scuola: i 12 delle elementari hanno una frequenza del 32%, gli 8 delle medie addirittura del 27%. Inoltre, attraverso il Celav, sono stati fatti appena 3 colloqui di orientamento che hanno prodotto due borse lavoro e un tirocinio. E se aggiungiamo anche la presenza di manomissioni sulla struttura e sui sottoservizi, oltre alla disarticolazione delle reti elettriche, idrauliche e antincendio predisposte dal Comune, il quadro è chiarissimo: l'integrazione rom tanto sbandierata dalla sinistra negli ultimi dieci anni è un autentico fallimento”. Un vero e proprio buco nell’acqua considerato che il campo nomade di via Negrotto, il primo d’Italia, fu istituito nel 1967 proprio per garantire l’integrazione sociale e lavorativa, il miglioramento della scolarizzazione e il rispetto della legalità.

Ma qui, ai margini di una Milano assente, le leggi non valgono. Una città nella città detta le proprie regole. E chi non sta al gioco deve subire. “Sono stata in via Negrotto - spiega la consigliera del Carroccio che sta mappando il degrado delle periferie cittadine - e ricevo spesso segnalazioni da parte dei residenti della zona in merito a feste con musica altissima, scoppio di fuochi d'artificio, roghi e degrado. All'interno del campo avevo trovato cataste di rame, ferro e biciclette smembrate, addirittura delle telecamere di videosorveglianza. Il fatto che nessuna famiglia di questo insediamento sia in lista d’attesa per collocamento per alternative residenziali è indice del fatto che i rom vogliono continuare a vivere sulle spalle della cittadinanza in un fortino inaccessibile, come se questo fosse un porto franco in cui non valgono le leggi dello Stato”.

A preoccupare, però, non sono solo degrado, abusivismo e musica a tutto volume. Il campo rom di via Negrotto è diventato negli anni un pericolo costante per chi in quella zona ci abita. E deve farci i conti tutti i giorni. “Parliamo del campo rom di cui fa parte la banda che assaltava i distributori di benzina coi kalashnikov, dove - tuona Stefano Pavesi, consigliere leghista del Municipio 8 e membro della commissione Sicurezza di zona - furono trovati arsenali di armi, dove un tassista è stato aggredito e derubato: insomma, un covo di illegalità dove non si pagano le bollette e non vengono mandati i figli a scuola. I percorsi di inserimento lavorativo sono pressoché inesistenti come dice lo stesso Municipio 8. Perché non chiuderlo? Il quartiere, ma anche tutta Milano, non meritano il buco nero di via Negrotto”.



Uno scenario comune alle periferie della città di cui l’amministrazione Sala, dopo anni di politiche vuote e promesse mancate, comincia ad accorgersi, grazie anche al report della commissione Sicurezza, e che non può più far finta di non vedere. E “lo sgombero - chiosa Sardone -, così come per tutti gli altri campi, è l'unica strada percorribile".

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