I chiostri del Bramante, il cortile dell'ippocastano, le aule che portano i nomi dei Papi, il passaggio «Gnomo» che porta direttamente in Basilica, la messa in Sant'Ambrogio delle 8 del mattino prima degli esami. Per chi non ha «fatto la Cattolica» nient'altro che bizzarre consuetudini, per chi ha vissuto cinque anni tra una Sala di consultazione e un esame di teologia (obbligatorio) all'anno, sono invece luoghi e ricordi che rappresentano la fase più bella della vita.
Novantanove anni di prosperità (l'ateneo si prepara a festeggiare il suo centenario nel 2020) per l'Università Cattolica del Sacro Cuore che, già nelle intenzioni del fondatore padre Agostino Gemelli, doveva essere un luogo dove prendesse forma «l'impegno della comunità ecclesiale italiana a collegare il messaggio cristiano alle differenti scienze e discipline».
Le parole sono del cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano che ieri ha inaugurato l'anno accademico nella sede centrale, quella di Milano (ce ne sono altre quattro: Roma, con Medicina e il Policlinico Gemelli, Piacenza, Cremona e Brescia), ricordando che «la Chiesa pone grande attenzione agli sforzi che si compiono nell'ambito della conoscenza e del sapere, non mancando di valutarne il senso e la portata, perché non si dimentichi mai la persona».
Ed è proprio la persona l'elemento centrale di un «approccio scientifico ed educativo che, attento al senso dell'agire e non soltanto al metodo, non può prescindere» dal formare uomini, prima che professionisti. A sottolinearlo nella sua prolusione è il rettore Franco Anelli che ha scelto una parola quasi rivoluzionaria per elencare gli obiettivi dell'ateneo: accoglienza.
«Accogliere vuol dire dare sostegno economico»: perciò sono stati deliberati fondi interni per quasi 2,5 milioni di euro, per dare borse di studio a 752 studenti che rischiavano di essere idonei, ma non beneficiari «a causa della mancanza di risorse pubbliche, dopo la recente riduzione del sostengo regionale».
Significa aprire una nuova sede con 450 posti aula in più, nella caserma Garibaldi, ora della polizia: «Attendiamo dall'amministrazione l'adempimento degli obblighi a fronte degli oneri che stiamo già sostenendo», avverte il rettore con un messaggio non troppo velato. Significa gestire «un incremento del 16 per cento degli studenti negli ultimi 5 anni, arrivando a 43mila totali». Un accenno da parte del rettore Anelli anche ai discussi ranking internazionali che vedono UniCatt fra le prime 130 al mondo per percentuale di occupati dopo la laurea.
Numeri che però sono un mezzo e non il fine, ha raccomandato, perché il fine è sempre «l'umanesimo solidale». Ecco «la consapevolezza della propria identità per evitare di bollare gli altri come barbari».
Un invito raccolto dall'arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini, nella sua omelia pronunciata in
Sant'Ambrogio: «Guarire la parola, bene supremo dell'umanità e usata invece per disprezzare». Guarirla studiandola, interiorizzandola, percorrendo a lungo quei chiostri nei quali si entra studenti e dai quali si esce persone.
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