La città che ha sete di idee

C’è veramente poco di interessante nella discussione sulla cultura a Milano, sviluppatasi in questi giorni sulle pagine del Corriere. Fin dove l'abbiamo seguita, essa è sembrata la solita schermaglia tra pessimisti e ottimisti. C'è chi vede Milano affossata in un irredimibile purgatorio di mediocrità, e chi si esalta per un paio di mostre e qualche conferenza. C'è poi chi documenta la vivacità culturale di certe istituzioni usando le cifre fornite, s'immagina, dalle istituzioni stesse. Eccetera eccetera.
La solita discussione di serie B, insomma, il cui livello tenderebbe a dar ragione ai pessimisti, ossia ai lamentosi per partito preso, della cui schiera fanno parte coloro che hanno rovinato Milano e ora se ne lagnano come se la colpa fosse degli altri.
Il problema di fondo, viceversa, viene di solito evitato, ed è questo: quanto di originale sta uscendo da Milano? Dobbiamo rallegrarci per le conferenze su Dante, per la mostra di Basquiat? Belle cose, senz'altro, così come è bello il loro successo. Però dobbiamo chiederci di che indicatori si tratta, e se sono indicatori oppure no. Chi controlla le cifre (ecco un'attitudine davvero milanese) non s'interessa se il successo di una mostra nasca da un bisogno di conoscenza oppure da una semplice moda. Ma chi cerca di osservare i fatti secondo uno spettro più ampio deve operare distinzioni per capire la direzione del cammino successivo. Milano ha originato moltissime grandi esperienze, nel tempo: da sant’Ambrogio a Manzoni, da san Carlo al design industriale, dalla Ca’ Granda a Carlo Emilio Gadda, e il rispetto di cui gode tuttora nel mondo, e la curiosità e persino un certo senso di mistero che l’avvolgono (città segreta, distinta, signorile, un po’ nascosta eccetera), lo testimoniano.
A Milano è possibile vedere all’opera esperienze educative e sociali di grande spessore, a Milano è ancora possibile per un immigrato incontrare un tessuto sociale vivo e ricco di valori, capace di inventare forme d’integrazione e di lavoro diverse da quelle immaginate da chi aspetta tutto dagli Enti Pubblici. A Milano esistono artisti e scrittori che cercano vie originali, milanesi, non necessariamente d’importazione per il loro lavoro.


Ma la città è ancora debole sulle punte d’eccellenza, dove di originalità se ne vede poca, a dispetto delle cifre. È sull’eccellenza - nell’arte, negli alti studi umanistici e scientifici - che dobbiamo ricostruire quel prestigio che è sempre stato il nostro punto di forza.

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