Il Comune a Rogoredo prova a smantellare il bosco dello spaccio

Denunciati in quattro, controllati in 43 Centrodestra: «Ora telecamere e presidi fissi»

Il Comune a Rogoredo prova a smantellare  il bosco dello spaccio

Un altro blitz nel boschetto di Rogoredo. Polizia, carabinieri e polizia locale hanno controllato 43 persone, trovando due clandestini, un marocchino e un georgiano, e due italiani che sono stati denunciati in stato di libertà per non aver rispettato il foglio di via comunale. L'operazione nella piazza di spaccio più grande del nord Italia vedrà presto una replica perchè le istituzioni vorrebbero tenere sotto pressione gli spacciatori. Negli ultimi tempi infatti sono stati spinti a tornare dal lato di via Sant'Airaldo dalla costruzione del muro di Rfi sul fronte di via Orwell. Secondo il Comune però il vero intervento da fare sarebbe intervenire con un Sert: «Per togliere l'acqua al mulino dello spaccio - ha affermato la vicesindaco Anna Scavuzzo - è fondamentale un potenziamento dei servizi di contrasto al problema della tossicodipendenza che sono in capo alla Regione Lombardia. Servono azioni che affrontino sotto tutti gli aspetti questo fenomeno per dare risultati che possono durare nel tempo». Intanto però, assicura, «Continueremo ad intervenire, ci vorranno tempo e impegno, ma non ci fermeremo: Milano sta investendo in questo parco - aggiunge Scavuzzo - e stiamo lavorando tutti per non lasciarlo ostaggio degli spacciatori. Interventi delle forze dell'ordine come quello di oggi consolidano il percorso intrapreso, che vede anche il grande impegno di Italia Nostra, per rivitalizzate l'area verde con nuove iniziative e il progressivo coinvolgimento di persone».

Proprio l'associazione, e anche un servizio del Giornale, hanno sottolineato come sul boschetto della droga ormai ci sia anche l'interessa della malavita italiana, ma questo è solo un effetto: i clienti sono migliaia e, proprio perchè si vende ogni dose a pochi euro, in continua crescita. Le reazioni politiche non sono mancate. Da una parte la consigliera regionale Silvia Sardone ha affermato che «Per sanare la situazione servono presidi fissi e l'installazione delle telecamere per controllare gli spacciatori». Secondo il capogruppo degli azzurri in Regione Gianluca Comazzi, al Boschetto «è necessario effettuare controlli capillari nelle zone critiche, avviando un dialogo con i tanti comitati di quartiere che ben conoscono la realtà della loro zona. Inoltre non basta limitarsi ai confini del boschetto: pusher e malviventi hanno esteso da tempo la loro zona d'influenza». Per Fratelli d'Italia è invece intervenuto l'assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato: «Proprio pochi giorni fa Sala, accompagnato dall'assessore al verde, Maran, si era recato a visitare la zona. In quell'occasione il primo cittadino aveva ricordato i progetti per dare nuova vita al bosco, come quello di «Italia Nostra» e per cercare di arginare il fenomeno dello spaccio «riprendendo possesso» dell'area. Italia Nostra lo avevamo messo in campo anche noi al Parco delle Cave, ma prima ci eravamo preoccupati di posizionare nell'area telecamere e presidi fissi, costruendo anche una caserma dei carabinieri. Perché non fanno altrettanto?».

Per il Movimento 5 stelle a Palazzo Marino per risolvere la situazione «servono azioni concrete e durature, non interventi spot - ha spiegato il consigliere, Simone Sollazzo - I problemi di spaccio di droga all'interno del parco esistono da anni ma le istituzioni sono ancora assenti».

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