"Controcorteo? Rischioso. Ma basta paura a Milano"

Il direttore generale di Confcommercio avverte: "Ci sono negozianti che temono di parlare. I manifestanti invocano la libertà e poi la calpestano"

"Controcorteo? Rischioso. Ma basta paura a Milano"

Marco Barbieri, segretario generale di Confcommercio Milano, siete protagonisti di una vera e propria battaglia contro questi reiterati cortei che minacciano i fine settimana di Milano.

«Per noi è motivo di orgoglio se si tratta di difendere il diritto dei nostri associati e dei commercianti di Milano».

Come nasce l'idea della petizione?

«Da un confronto collettivo dentro l'organizzazione, a partire dal presidente, che ha l'ha avviato lanciando l'idea. Tutto parte dalla volontà di andare incontro alle esigenze delle imprese, in una società in evoluzione, sicuramente, ma che devono fare i conti con l'impatto pandemia».

Qual è il contesto in cui ci muoviamo?

«Lo sintetizzo così: le imprese del mondo del terziario sono quelle che dall'inizio del 2020 a oggi hanno patito più di tutti. Si è visto con le chiusure, con i vari lockdown, con ciò che hanno rappresentati per il tessuto produttivo di questo Paese, che è fatto in buona parte di micro e piccole imprese».

Qual è oggi la situazione?

«Dal 26 aprile, quando si è potuto tornare nei ristoranti, seppur all'aperto, c'è stata una ripresa di attività, la stiamo verificando a Milano. Adesso si stanno riprendendo un po' tutti. Siamo soddisfatti del mobilino di settembre, della moda uomo-donna, di Tuttofood, l'indotto è ripartito».

Si rischia di vanificare.

«Guardiamo a come eravamo messi a dicembre 2020, con l'Italia arlecchino, a colori, le attività a macchia di leopardo. Ora chi lavora sta tornando negli uffici. Si parla di ritorno alla normalità. Allora, volete manifestare la vostra contrarietà? Bene, dopo 15 volte l'abbiamo capita, ma voi volete capire che si deve lottare contro il virus e non contro gli strumenti per sconfiggerlo? Discutiamone attorno a un tavolo, proponiamo modifiche ma non bloccate la città, intimorendola».

Peraltro anche voi sul Green pass avete proposto modifiche.

«Correzioni organizzative, prima delle quali la possibilità che il lavoratore possa dire: Sono vaccinato, cosa che oggi per il Garante non si può fare, tanto che è necessario controllare tutti ogni giorno».

Questo intende quando parla di un tavolo per i No vax? Correttivi?

«Non che debbano discutere con me. Dico: esercita il diritto di manifestare, ma vuoi metterti intorno a un tavolo seguendo un percorso istituzionale? Le sedi per farlo non sono le piazze. Nelle piazze manifesti dissenso per una misura, poi ti rivolgi ai parlamentari e provi a farla emendare. Siamo una democrazia rappresentativa, o no?»

I promotori del corteo fanno sapere che loro comunicano e basta un percorso, e che comunque sfilano.

«Che senso ha, allora, la sceneggiata del percorso concordato? Si tratta di una palese violazione delle regole. Dopo 15 volte ci sono persone che invocano i diritti violando quelli degli altri. Complimenti. Io mi limito a dire questo, poi spero che ci siano provvedimenti, che si cerchi di limitare questa palese violazione».

Milano è intimorita?

«Guardi, ci sono giornali e tv che chiedono di incontrare i commercianti del centro e questi si rifiutano perché hanno paura di essere identificati e di subire ripercussioni».

Si parla dell'uso di una mano un po' più pesante.

«Quando mi chiedevano della strategia sanitaria, rispondevo che non sono un medico. Qui è lo stesso: non sono mai permesso di dire quale deve essere lo strumento o la modalità per rispondere a questo non-rispetto delle regole. Lo lascio decidere alle istituzioni».

La contromanifestazione la convince?

«No, sarebbe pericolosa, rischierebbe di danneggiare cittadini e imprese. A noi piace rappresentare la maggioranza silenziosa».

Avete calcolato i danni di questo caos continuo.

«Questi cortei hanno comportato 10,2 milioni di perdita solo nelle zone centrali. Il sabato rappresenta il 25-27% del fatturato. A dicembre, mese che rappresenta tredicesima e quattordicesima per i commercianti, il danno come minimo si raddoppia. Un sabato di dicembre, se non vale come una settimana, poco ci manca».

Le adesioni vi hanno fatto piacere?

«Abbiamo molto apprezzato che ci sia stata

condivisione istituzionale e politica, dal sindaco al governatore. In questo momento si devono abbassare le armi della politica partitica e si deve guardare all'interesse della collettività. Questa iniziativa non è solo nostra».

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