Così i nuovi spazi pubblici ridisegnano la vita sociale

Quello di piazza Castello è l'ultimo dei progetti che stanno trasformando i flussi e le relazioni

Jacqueline Ceresoli

Il nuovo skyline di Milano punta sull'architettura contemporanea, sul restauro di palazzi storici, chiese, pavimentazione di vie e piazzette e sulla pedonalizzazione di aree prima martoriate dal traffico. Diventano spazi relazionali le isole di verde quando non sono concepite solo come arredo urbano. Le aree «social» dovrebbero rispondere alla mancanza di spazi pubblici come manifesto di una città più vivibile, da abitare, dove condividere diverse esperienze culturali, artistiche di relax e d'intrattenimento.

IL CASO DARSENA

La riqualificazione della Darsena sui Navigli, commenti critici a parte, è un esempio di un recupero di vuoto urbano riconsegnato ai milanesi, oggi è tra le mete insieme a piazza Gae Aulenti nel cuore di Porta Nuova, più «istagrammate» dai turisti di notte e di giorno. La piazza Gae Aulenti, ai piedi della Tower di Pelli, icona della Milano del nuovo millennio, dove a poca distanza svetta il Bosco verticale di Stefano Boeri, è centro d'attrazione per turisti e milanesi, per lo shopping, una sosta alla libreria Feltrinelli, e qui tra l'albero di Natale e shopping ci si immerge nello spettacolo del «brulichio della vita ipermoderna».

SUCCESSO PORTA NUOVA

Come è noto, critiche a parte, questa è tra le più riuscite aree inclusive della città, vivace, eterogenea, luminosa, concepita come area di «ricucitura» e di collegamento tra la Stazione Garibaldi, l'Isola, Corso Como e Via dell'Innovazione. È animata anche la passerella sopraelevata a ridosso dell'Unicredit Pavillion, che congiunge la piazza a via dell'Innovazione. Merita una menzione speciale Il Giardino delle Culture, in via Morosini, 4: un progetto intelligente condiviso tra pubblico e privato di recupero di un vuoto urbano dopo trent'anni di abbandono e degrado trasformato dal 2015 in un'area inclusiva pavimentata e dove sono stati installati giochi per bambini e le panchine ecologiche riciclate dal padiglione dell'Austria nell'ambito dell' Expo, dove ora si alternano mercatini vintage ad altri eventi di diversa natura: un intervento che ha restituito al quartiere e alla città uno spazio sociale.

CULTURE E MURALES

L'area è riconoscibile per un grande murales realizzato dal writer Millio (alias Camillo Giorgino), attivo in Italia e all'estero, che ricopre le facciate dei due edifici adiacenti con figure stilizzate di bambini e scene urbane in rigoroso bianco e nero dalla grafica vincente dai contorni marcati, stile Keith Haring, dove spiccano due cuori rosso passione che irradiano di speranza e di energia questo ex quartiere senza identità, oggi della convivialità e dell'integrazione multiculturale. In seguito a questo progetto, anche la vicina piazza Santa Maria del Suffragio, prima trasandata e sporca, oggi con il mercato coperto con cucina, dove si può fare la spesa e degustare delizie varie, ha rivitalizzato il quartiere, e qui c'è tutta un altra atmosfera!

IL NUOVO PORTELLO

E' inclusiva anche la Piazza del Nuovo Portello, ex area Alfa Romeo e Lancia Portello, a pochi passi dal nuovo parco artificiale interamente rialzato di tre metri rispetto al livello stradale: eccellente opera Land art di Charles Jencks intorno a un grande specchio d'acqua, che ricongiunge il quartiere QT8 a ovest, una chicca architettonica degli anni' 50 , con la città ottocentesca ad est del Beruto, il polo fieristico e l'innesto del sistema autostradale, ponti e passerelle ricuciono diversi brani di città tutti da riscoprire anche dall'alto sulla montagnetta artificiale del parco, punto d'osservazione ideale dello skilyne ancora in progess di City Life. Qui è stato inaugurato ArtLine: il parco con opere permanenti di arte contemporanea.

SOTTO LA PIRAMIDE

Restiamo nell'attesa di vedere come, dopo l'apertura della monumentale Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, progettata dallo studio di Jacques Hergoz e Pierre De Meuron, in via Pasubio, come riqualifichi socialmente Porta Volta, ora malconcia. Per il momento è ancora spazio di passaggio la piazza Sant'Ambrogio. Ma veniamo alle dolenti note: le piazze «mancate», brutte, degradate e non inclusive dove non è rassicurante andarci sono molte, soprattutto in periferia. Sono squalificanti Milano le «non piazze» nel centro storico, un esempio?

DISASTRO SAN BABILA

Piazza San Babila: un disastro con il padiglione Official Store nero di vendita dei gadget di Milano, fa impallidire lo stato di incuria e degrado di piazza Oberdan, sopra il Diurno in Porta Venezia. E discutibile anche la nuova piazza Leonardo davanti al Politecnico. Commenta l'architetto Pierluigi Salvadeo, che fu autore con Stefano Guidarini del progetto «Nevicata14» in Piazza Castello: «La Piazza Leonardo da Vinci, spazio per vocazione inclusiva, davanti al Politecnico e della città insieme annessa al campus universitario, con la pavimentazione di materiale che abbaglia col sole, senza nessuna dotazione di supporto col verde, sedute antisocializzanti rende questo spazio solo di passaggio, dove è impossibile fermarsi in mezzo». Infatti seppure inaugurata da poco, più che inclusione sociale sembra favorire degrado e incuria.

È scandaloso lo stato di degrado di piazza Duca D'Aosta davanti alla Stazione Centrale. Ma sentiamo il parere di architetti per capire quali sono le piazze da risolvere, i casi più urgenti che danneggiano l'immagine europea di Milano e non sono inclusive, poiché non facilitano l'integrazione sociale.

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