Elisabetta Pisa
Sono tornate a Milano dopo 500 anni. Le guardie svizzere pontificie ieri hanno fatto il loro ingresso in città per ricordare la marcia compiuta nel 1506 da quel primo gruppo di soldati elvetici - il nucleo originale del più antico e piccolo esercito del mondo - che si è messo al servizio del Papa. Un lungo cammino dalla Svizzera al Vaticano che viene ripercorso in questi giorni da 78 guardie nella tradizionale e inconfondibile uniforme rinascimentale gialla, rossa e blu, che secondo la leggenda sarebbe stata disegnata da Michelangelo. Con i loro rituali, rimasti fermi nel tempo, munite di alabarda e seguite da un gruppo di veterani, vestiti di nero, si muovono a piedi, esattamente come cinque secoli fa, per percorrere un tragitto di 720 chilometri.
I soldati sono partiti da Bellinzona il 7 aprile. Arriveranno a Roma il 4 maggio attraverso la via Francigena. Ieri hanno raggiunto Milano, la terza tappa dellitinerario. Una città che li ha accolti con grande curiosità e calore: i milanesi si sono fermati per seguire il corteo che si è snodato dal Castello Sforzesco al Duomo.
La cerimonia ha avuto inizio in uno scenario perfetto: il cortile della Rocchetta del Castello Sforzesco dove la fanfara dellArma dei Carabinieri ha intonato - in ossequio al protocollo - gli inni del Vaticano, svizzero e italiano. Radunata intorno alle guardie la comunità elvetica a Milano, comprese le nuove generazioni, ossia gli studenti della scuola svizzera di via Appiani. Del resto lesercito del Papa da sempre alimenta lorgoglio rossocrociato. «È simbolo di fedeltà e abilità», ha detto David Vogelsanger, console generale della Svizzera a Milano. Valori per i quali erano noti i mercenari elvetici. Giulio II, eletto Papa nel 1503, per la propria sicurezza chiese i migliori soldati della Confederazione. Duecento Fussknechte (mercenari a piedi) dovevano essere condotti a Roma al più presto.
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