«Dopo troppi anni di immobilismo mandiamo a casa il Pd e diamo a Milano un sindaco come si deve». Matteo Salvini scalda i motori della campagna elettorale del 2021. Il leader della Lega è tornato ieri mattina a un gazebo in città dopo il lungo lockdown. Intorno alle 11 è arrivato in auto e con la mascherina tricolore di fianco all'Iper Portello, e prima di dedicarsi ai supporter in fila per un selfie ha lanciato l'avviso di sfratto al centrosinistra, che ha sempre meno chance di ricandidare Beppe Sala. Il sindaco ha rinviato la decisione sul bis a dopo l'estate ma ha più volte manifestato stanchezza. Salvini prova a glissare sui nome del mister x che circola da qualche settimana. Sono due uomini in realtà, già sondati e con profili molto simili (cinquantenni, manager di grandi aziende impegnate nel sociale, sposati e papà). «Il profilo? Un amministratore» la prende larga. «Ne parleremo al tavolo con il centrodestra perchè vince la squadra - premette - ma la cosa bella è che a differenza dell'ultima volta in cui faticavamo a trovare qualcuno pronto a scendere in campo adesso ci sono persone di assoluto livello, manager riconosciuti anche a livello internazionale, che vogliono mettersi a disposizione di Milano». Quindi rimarca: «Da una parte c'è una squadra stanca e sfilacciata, con un sindaco che pensa più che altro a Roma e che critica il governo, e da questo punto di vista condivido anche il punto di vista, e dall'altra c'è l'entusiasmo di chi ha voglia di tornare ad amare Milano». Il leader della Lega, accanto al commissario cittadino del partito Stefano Bolognini, stringe i tempi. Conferma che «c'è già più di un nome e lo sceglieremo entro l'estate perchè bisogna partire, si eleggerà un sindaco nuovo anche a Roma, Torino, Napoli e Bologna, quindi ci sono cinque grandi città amministrate da Pd o 5 Stelle da riconquistare. E mi piacerebbe che in tante ci fosse qualcuno che si fa avanti senza avere la tessera di partito in tasca».
Il toto nomi diventa il gioco politico dell'estate. I due «mister x» restano molto coperti da Salvini e Bolognini. Si sa invece che già nei mesi scorsi il «Colonnello» aveva incassato una disponibilità di massima dal rettore del Politecnico Ferruccio Resta, che poi è tornato sui propri passi e difficilmente ci ripenserebbe senza la garanzia del ritiro di Sala. Ma Salvini intende continuare il pressing. Tra i nomi che circolano ci sono quelli dell'ex rettore dell'Università Statale Gianluca Vago edel presidente di Fondazione Fiera Milano Enrico Pazzali. Un candidato che darebbe filo da torcere al Pd è Mario Resca, che Forza Italia sta corteggiando. L'ex presidente e ad per vent'anni di McDonald's Italia vanta un lungo elenco di incarichi pubblici e privati (dal Ministero dei Beni culturali a L'Oreal, Ciro-Del Monte, commissario dell'Accademia di Brera) ed è attualmente presidente di Confimprese. In ribasso le quotazioni di Marco Giachetti, presidente di Fondazione Irccs Cà Granda Ospedale Maggiore Policlinico, mentre nel mondo della sanità è stato sondato il primario del San Raffaele Alberto Zangrillo. Poche chance per Simone Crolla, consigliere delegato dell'American Chamber of Commerce.
Sul fronte opposto, se non sarà Sala bis difficilmente si potranno evitare primarie a meno di un nome così forte da convincere chi scalpita a fare un passo indietro. E si prepara a ripassare dalle primarie, nel caso, l'eurodeputato Pd Pierfrancesco Majorino: gli andò male nel 2016 ma da assessore della sua giunta Sala ha rafforzato i contatti sul territorio. Dalla giunta potrebbero tentare il salto gli assessori Roberto Tasca (non iscritto a partiti), Paolo Limonta (Milano Progressista) e Pierfrancesco Maran (Pd) che ieri ha provocato: «Salvini, se hai il coraggio sfidaci tu». Italia Viva punterebbe invece probabilmente sull'avvocato Ada Lucia De Cesaris, ex vicesindaco ai tempi di Pisapia.
Troverebbe il supporto di Sala, anche se ha già dichiarato che in caso di non ricandidatura non si schiererebbe, la deputata Lia Quartapelle. Ma il nome che alla fine potrebbe raccogliere più consensi è quello dell'ex presidente Inps Tito Boeri.
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