L'arte del buon vicinato. È alla portata di tutti con un «gesto minimo», cuore del discorso alla città dell'arcivescovo Mario Delpini nella basilica di sant'Ambrogio, «promettente per la fecondità del bene e anche come argine al male». Lo dice lui stesso, Delpini, commentando ancora dopo la celebrazione di mercoledì sera questa scuola di buon condominio e città buona: «Se tra i vicini di casa si stabilisce un'alleanza, penso che tutti i problemi prendano un aspetto meno drammatico, perché il buon vicinato non vuol dire che uno risolve i problemi dell'altro ma il gesto minimo».
Ecco un nuovo elenco di gesti minimi: «La vicinanza fedele quando ci fosse un bisogno particolare, ma anche la riflessione comune sugli spazi del condominio, sul verde». E ancora: «Tessere rapporti di buon vicinato è una delle maniere più efficaci per rendere abitabile la città ma soprattutto per rendere i cittadini solidali, dentro una sorta di convivenza fraterna che ha, insieme con il rispetto e la discrezione, anche la prontezza e la determinazione nel non lasciare che nessuno sia solo, che nessuno sia disperato, come nel non permettere a nessuno di essere prepotente, fastidioso». In conclusione: «Il buon vicinato mi sembra promettente per la fecondità del bene e anche come argine al male».
L'arcivescovo è tornato su sant'Ambrogio e sulla sua città anche ieri mattina, durante il pontificale. «Sono emozionato» ha detto, commentando la celebrazione che ha guidato seduto sull'antica, piccola cattedra in marmo di Ambrogio, che si trova quasi nascosta nell'abside, al centro del coro ligneo. Nella basilica strapiena, durante l'omelia ha immaginato sant'Ambrogio rispondere a tre tipi umani: Vittorio, tutto preso dall'agire, Filomena, immersa nella tenerezza, e Noeto, impegnato nella conoscenza. «Ascolta la mia voce - dice Delpini Ambrogio a Vittorio -: la tua vita è una vocazione non una carriera, la tua vita è una vocazione, non un'avventura. Ascolta la mia voce: il tuo impegno e la tua efficienza sono molto di più di una spontanea attitudine della tua indole, molto di più». E a Filomena: «La tenerezza di cui ha bisogno la città non può essere l'emozione di un momento: sia piuttosto la comunione che raduna tutti come un solo gregge con un solo pastore».
Infine all'intellettuale Noeto: «La meravigliosa avventura della ragione è chiamata a percorsi più audaci, a pensieri più alti, a una visione più luminosa. Il mistero di Cristo che si rivela non umilia il pensiero, non è fatto per i creduloni».
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