Quello dei borseggi a Milano è un problema ormai noto, tanto che i cittadini sono stati costretti a organizzarsi autonomamente per difendersi. Sui social è nata la "squadra anti-borseggi", una pagina in cui vengono quotidianamente segnalate le borseggiatrici, le zone in cui si muovono e il loro abbigliamento, in modo tale da riconoscerle e, per quanto possibile, evitarle. La squadra ha anche una compagine sul territorio, che ogni giorno viaggia "a vuoto" sulle metro dalle 9 del mattino fino alla sera tardi con un megafono per indicare agli altri passeggeri la presenza delle persone indesiderate. Inoltre sono apparsi anche volantini con le foto segnalatiche delle ladre nelle stazioni. Le donne in questione, segnalano, si muovono in gruppo, sono di etnia rom e sono spesso incinte.
Ma mentre dalla prefettura di Milano è stato modificato il regolamento per il quale adesso è possibile arrestare le borseggiatrici anche se in stato di gravidanza, il Pd ha alzato la voce chiedendo che si torni alla precedente formulazione, che rendeva impunibili le donne incinte. Lo scorso maggio, proprio a seguito di un'escalation straordinaria di casi di borseggio nelle stazioni della metropolitana di Milano, alle fermate degli autobus e sugli stessi mezzi, la procura della Repubblica di Milano decise di modificare l'articolo 146 del codice di procedura penale. Grazie a questa modifica, viene lasciata al giudice di sorveglianza la discrezione se procedere o meno con la custodia cautelare in carcere, anche in caso di donne in gravidanza. Un cambiamento fondamentale, visto quanto si è verificato nei mesi scorsi a Milano. Non sono stati rari i casi in cui una borseggiatrice, che si era dichiarata incinta, veniva rilasciata e subito dopo di nuovo "pizzicata" a commettere un altro reato. Oppure gruppi di borseggiatrici che si dichiaravano incinte all'unisono.
La modifica all'articolo 146 non ha risolto il problema in città ma, quanto meno, funziona in parte da deterrente e le forze dell'ordine hanno dalla loro uno strumento in più per il contrasto al crimine. Come riferisce il quotidiano Libero, il questore Giuseppe Petronzi ha reso noto che a Milano, su 53 provvedimenti emessi per daspo nelle stazioni e nelle zone limitrofe, ben 37 sono stati emessi nei confronti di donne rom. Nonostante l'esasperazione dei cittadini, stanchi di dover vivere sul chi va là per evitare furti e borseggi, il Pd ha chiesto che la procura torni alla precedente versione dell'articolo. Ma dai social si è sollevata la protesta, tanto che è stata aperta una petizione per fermare l'iniziativa dei dem.
Intanto, alle stazioni e alle fermate dei bus, sono apparsi i primi volantini fotosegnaletici che ritraggono le borseggiatrici, criticati da sinistra perché sarebbero lesivi della privacy.
Obiezione smontata già a giugno dall'assessore Riccardo De Corato: "Non regge la privacy con chi è daspato". Ancora una volta, la sinistra protegge chi viola la legge e non i cittadini onesti.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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