Voleva diventare madre, ma il destino ha scelto diversamente. Durante una visita di controllo una donna brianzola di 38 anni, scoperto di aver perso il piccolo, ha dovuto affrontare la violenza fisica e psicologica di sottoporsi a due raschiamenti a distanza di un giorno. Sì due operazioni. Perché apparentemente dal primo intervento sarebbe uscita con il feto morto ancora nella pancia. Così ha preso il coraggio a due mani e ha denunciato tutto alla Procura della Repubblica di Monza.
«A fine maggio aspettavo il mio bimbo, alla dodicesima settimana. Sono andata alla clinica Mangiagalli di Milano per una visita di routine e un'ecografia. Mi è bastato guardare in faccia i medici per capire che avevo perso il mio bambino. Mi hanno detto che non c'era più battito e non c'era nulla da fare. Così mi hanno consigliato di andare al pronto soccorso per effettuare un intervento di rimozione del feto».
Miriam (nome di fantasia), forte dei suoi 38 anni e della vicinanza del suo compagno, è tornata a casa e ha telefonato a varie strutture. «L'ospedale di Desio ci disse che sarei potuta andare la mattina successiva, per effettuare l'intervento. E così ho fatto – prosegue - sono arrivata in ospedale la mattina presto, con il dolore nel cuore. Ricordo solo molta agitazione in sala operatoria, mentre mi facevano la pre-anestesia, poi più nulla. Quando mi sono svegliata ho atteso per qualche ora che mi venissero a visitare, ma nessuno mi ha controllata o fatto un'ecografia».
Trascorsa qualche ora, come denunciato in un secondo momento dalla donna, è arrivata la lettera di dimissione. «Senza che venissi sottoposta a un'ecografia o mi venisse consigliata una prescrizione di alcun tipo».
Una volta a casa Miriam capisce però che qualcosa non è andato per il verso giusto. «Mi sono svegliata con dei dolori all'addome, non avevo forze– continua la donna - così ho deciso di andare di corsa al pronto soccorso, ma stavolta mi sono recata a Melzo». Arrivata all'ospedale la donna ha raccontato ai medici di essere reduce da un aborto spontaneo con relativa asportazione del feto, e ha raccontato di essere stata visitata immediatamente e sottoposta a ecografia. «Quando mi hanno fatto l'ecografia e mi hanno detto che il feto era ancora nell'utero, non ci potevo credere: ma com'era possibile? Mi hanno portata di lì a poco in sala operatoria, gli esami hanno rivelato un principio d'infezione. Sono stata operata una seconda volta in meno di 48 ore».
Dimessa all'indomani del secondo intervento, la donna ha deciso di presentare immediatamente denuncia.
Il caso è arrivato sul tavolo della Procura della Repubblica di Monza, che ha già disposto il sequestro delle cartelle cliniche della 38enne sia all'ospedale di Desio che a quello di Melzo . La Direzione Sanitaria dell'Azienda Sanitaria di Desio e Vimercate sta raccogliendo informazioni sul caso e per ora non ha voluto rilasciare dichiarazioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.