Una prima giravolta è stata imbarazzante, la seconda sarebbe penosa senza delle scuse. Eppure qualcuno ci sta provando: qualcuno fra i giallorossi ora invoca l'impiego dell'ospedale in Fiera. Avevano provate a bollarlo come «un flop», un «fallimento progettuale», un'opera «inutile», una «operazione di marketing». Ora chiedono se è «pronto» a ospitare pazienti. E sarebbe - questa - la seconda spudorata retromarcia, visto che all'inizio la sinistra avevano provato a metterci il cappello, su quell'impresa. Un ospedale costruito in 10 giorni nel centro di Milano per arginare un dilagare dei contagi che pareva inarrestabile. Ipotizzato il 10 marzo e inaugurato il 31, con l'apporto fondamentale di Guido Bertolaso, ex capo della Protezione civile che era stato arruolato a metà mese e aveva continuato a coordinare i lavori anche dall'isolamento imposto dal suo contagio e dalla sua malattia, poi superata. Quel grande ospedale era stato pensato nel momento peggiore dell'incubo Covid, quando i malati venivano ormai trasportati con voli militari in altre regioni e gli anestesisti ragionavano in un documento etico sui criteri con cui i professionisti delle rianimazioni avrebbero dovuto scegliere chi curare e chi no. Era stato usato per pochi pazienti, è vero, perché per fortuna ad aprile i numeri dei ricoverati avevano cominciato a scendere. E vuoto era rimasto anche l'ospedale gemello, realizzato a Berlino proprio nel quartiere fieristico e inaugurato dal presidente, compiaciuto del fatto che fosse vuoto.
In Italia no. Prima il Pd aver provato a metterci il cappello, annunciando che il governo lo aveva inserito nella sua rete, poi una volta visto che era rimasto (per fortuna) quasi inutilizzato, i giallorossi avevano attaccato furiosamente su quell'ospedale. Lo contestava l'opposizione in Consiglio regionale, il Pd lombardo lo definiva «il fiore all'occhiello della mancanza di strategia della Regione Lombardia», i 5 Stelle lo definivano «un flop», il Fatto quotidiano parlava di milioni «buttati». «Una struttura costruita contro ogni logica» dichiarava il grillino Gregorio Mammì. E quando l'assessore Giulio Gallera si era ragionevolmente detto contento del suo parziale inutilizzo, qualcuno aveva scritto: «'Sta contentezza c'è costata 21 milioni». Il circuito della sinistra attaccava, intonandosi una volta di più alla demagogia grillina, mentre i media amici suonavano la grancassa dello scandalismo e quelli «terzisti» sollevava seri il caso con gravi domande: «Qual è la verità sul grande ospedale della fiera?». «Con 21 milioni si sarebbero potuti comprare circa 5 milioni di test pungidito e monitorare così il contagio in metà dei cittadini lombardi» osservava l'altro grillino Massimo De Rosa. Lo stesso che oggi chiede: «Se, disgraziatamente, le cose dovessero continuare a peggiorare, la struttura in Fiera sarebbe pronta per accogliere i pazienti bisognosi di un posto letto in terapia intensiva?».
Gli ha replicato il leghista Roberto Anelli: «I 5 Stelle hanno condotto per mesi una ignobile campagna contro l'ospedale in Fiera e adesso, che tutti ne hanno compreso l'utilità, vengono a fare i primi della classe? Non c'è limite alla vergogna». «La verità è che la scelta compiuta da Fontana è stata una decisione indispensabile».
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