Una famiglia di Inzago emarginata e normale sceglie i tagliagole Isis

Percorso di illusioni e fanatismo Così l'ossessione delle due figlie finisce per soggiogare i genitori

A Inzago la famiglia Sergio da un pezzo era sulla bocca di tutti. E non per la conversione alla religione musulmana, no: ci sono mutamenti interiori che danno decisamente meno nell'occhio di quelli fisici, estetici. Infatti a far parlare di questo anonimo gruppo famigliare che abitava in un appartamentino simile a tanti altri in via Garibaldi 1, era stato soprattutto l'evidente cambiamento di costumi che, maturato a una certa età colpisce, soprattutto in un paese che conta poco più di 10 mila abitanti. Il capofamiglia, Sergio Sergio, 61 anni, operaio di origini tarantine rimasto per anni in cassa integrazione, continuava a vestire all'occidentale, ma si era fatto crescere una lunga barba che certo non lasciava nessun dubbio sulle sue scelte religiose. Mentre sua moglie, Assunta Buonfiglio, 60enne nata in provincia di Avellino, già addetta alle pulizie in una banca - un donnino rotondetto e di bassa statura, sempre sorridente - da oltre un anno a questa parte non solo era diventata meno solare, ma portava il nijab , il normale foulard musulmano che copre i capelli e il collo della donna, lasciando scoperto il viso, cioè la copertura minima prevista dalla shari'a (legge islamica) per la donna musulmana. Ad andarci giù pesante, invece - indossando una tunica che le copriva tutto il corpo, l' abaya e il niqab , il velo che cela la testa lasciando scoperti solo gli occhi, molto simile al burqa afghano - era stata Marianna, la sorella 30enne di Fatima Az Zahra, l'ormai lontana Maria Giulia, alla quale naturalmente, voleva assomigliare il più possibile. In paese Sergio, la moglie e Marianna frequentavano il centro di preghiera islamico di via Leopardi.

«Quelle figlie, Maria Giulia in testa, hanno avuto sui genitori uno straordinario effetto trascinante che poggia le proprie basi soprattutto sull'estrazione sociale e sul livello culturale modesto dei coniugi Sergio - ci spiegano gli inquirenti -. Bisogna pensare che la famiglia non è abbiente e ha sempre cercato di tirare avanti come poteva. Maria Giulia, peraltro l'unica ad essersi iscritta alla facoltà di medicina, ha fatto leva sul bisogno dei genitori di attaccarsi a qualcosa che li facesse sentire importanti, soprattutto per se stessi. Insinuando in loro l'illusione, diventata sempre più concreta per i due coniugi avviati verso la vecchiaia, che in Siria avrebbero potuto affrontare una vita semi-paradisiaca. Non per niente nei dialoghi con la figlia parlano del basso costo di generi di conforto o comunque commerciali, un parametro importante per decidere se trasferirsi dall'altra parte del mondo e affrontare, alla loro età, una cultura completamente differente. Un conto, per un occidentale, è vivere qui come musulmano, tutt'altra realtà è quella che deve affrontare in un paese fondamentalista di cui, peraltro, non conosce nulla perché non c'è mai stato.

Maria Giulia è talmente “invasata” da non capire che i genitori incontrerebbero difficoltà oggettive in Siria. Durante gli arresti, però, Sergio e la Moglie si sono detti convinti musulmani e solo sua moglie, all'idea di andare in carcere, ha avuto un momento di scoramento. Niente di più».

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