Saranno venti o forse addirittura ventidue su un totale di ventisette Paesi membri le città che si preparano a candidarsi per accogliere l'Ema, l'Agenzia europea del farmaco che dovrà lasciare Londra dopo la Brexit. In corsa anche Lille, considerata una scelta astuta ma anche difficile da avallare da parte del Consiglio europeo: vicinissima a Bruxelles, è raggiungibile da Londra quasi in giornata, senza contare che la Francia ha già 5 Agenzie europee. Altre città, come Barcellona, Bratislava o la stessa Vienna, Copenaghen o Amsterdam se la scelta dovesse cadere su una città anglofona, hanno comunque parecchie chance. Eppure, dicono anche off the record fonti di governo, se non prevarranno «altre dinamiche extra- tecniche che vanno al di là del dossier, la candidatura di Milano rimane oggettivamente forte». I contenuti dei dossier saranno disponibili a fine agosto.
Ieri al Pirellone, l'edificio di Giò Ponti che dovrebbe essere la sede dell'Ema, la presentazione ufficiale del dossier di candidatura, con il presidente del consiglio, Paolo Gentiloni («è il calcio di inizio partita»), l'ambasciatore del governo per Ema, Enzo Moavero Milanesi («l'Italia è pioniera in Europa nel mercato del farmaco»), il sindaco di Milano, Giuseppe Sala («ci aspettiamo che il premier lotti come un leone per portarci a casa l'Ema, abbiamo 7000 stanze d'hotel in un chilometro») e il presidente della Regione, Roberto Maroni («Anche se abbiamo tredici università, ci sono tante candidature. Sarà una battaglia»). Alza significativamente la voce il presidente del consiglio regionale, Raffaele Cattaneo, Ap: «Se il Pirellone potrà accogliere l'Ema, bisognerà lavorare per trovare una nuova sede al Consiglio regionale». Si parla del Palazzo del Senato, attuale sede dell'Archivio di Stato, o anche di City Life.
Al momento siamo però nel cuore di una battaglia internazionale dagli esiti incerti, soprattutto per l'imprevedibilità delle logiche europee, che presentano altre priorità, come l'immigrazione e la flessibilità finanziaria, senza considerare l'alto tasso di litigiosità dell'Italia con Bruxelles che rischia di non essere d'aiuto. E questo anche se Milano ha carte da giocare. Il Pirelli è un magnifico edificio, più grande di quello di Londra e molto versatile. E anche se Milano non è Londra e non è collegata come Londra, non è con Londra che deve competere ma con le altre candidate ed è una città in crescita in una delle Regioni più dinamiche d'Europa. «Noi sosteniamo che si debba dare il peso maggiore ai criteri tecnici prima che agli equilibri geografici.
Si tratta di spostare un'agenzia che già lavora e possiamo dare continuità» ha fatto notare Moavero.Nonostante la partita non sia facile e a Bruxelles non tiri aria da guerra senza esclusione di colpi, il presidente del consiglio, Gentiloni, rassicura: «Giochiamo per vincere».
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