Fondazione Trussardi mette piede in caserma

Prove tecniche di caserma. Nello stesso complesso militare dove in un futuro imprevedibile troverà sede l'Accademia di Brera, oggi si cimenterà Fondazione Trussardi in une delle sue periodiche scorribande artistiche che riscoprono spazi inconsueti della città. Così era stato, per chi ha buona memoria, per la «Pig Island» di Paul Mccarthy nel cantiere di Palazzo Citterio, così per la coppia Fischli and Weiss a Palazzo Litta, e via via scompaginando. Oggi sarà la volta del giovane francese Cyprien Gaillard, artista poliedrico scelto per l'occasione dal curatore Massimiliano Gioni, di fresca nomina alla Biennale di Venezia. Nelle operazioni di Fondazione Trussardi, quasi sempre di fortissimo impatto (ricordate i bambini impiccati di Maurizio Cattelan e la roulotte «interrata» nella Galleria Vittorio Emanuele dalla coppia britannica Elmgreen & Dragset?) vien sempre da chiedersi se nasca prima l'uovo o la gallina: vale a dire se sia il luogo ad essere funzionale all'artista o viceversa. La risposta è un po' e un po'.
In questo caso, per esempio, era tempo che la Fondazione specializzata nella promozione dell'arte internazionale aveva in serbo l'idea di una vecchia caserma, luogo evocatore di rigore e conflitti, vecchie gerarchie e decadenza. La sede scelta per la mostra - dall'inequivocabile titolo di «Rivelazioni e rovine» - risulta decisamente sui generis. Trattasi dell'ex panificio militare della «XXIV Maggio», suggestivo esempio di architettura industriale edificato in stile neo-romanico nel 1898 e dismesso nel 2005 dopo essere stato utilizzato per più di un secolo per la produzione di pane per tutte le caserme della Lombardia e dopo aver garantito il sostentamento a Milano durante la Seconda guerra mondiale. Qui avrà luogo la mostra personale dell'artista parigino, classe 1980, ribattezzato dalla critica «archeologo delle rovine della modernità», dedito ad immortalare le decadenze del pianeta con fotografie, video, sculture e collage. Un percorso che lo ha portato a peregrinare in vari angoli del mondo per costruire un gigantesco archivio iconografico su ciò che l'uomo ha creato e poi distrutto o abbandonato all'oblio. Una sorta di poetico reportage che si sofferma sempre sul «day after», la calma piatta dell'irreparabile. Nel suo repertorio occhieggiano periferie degradate, architetture moderniste in letargo, devastazioni per guerre o vandalismi. «Non puoi solo guardare un paesaggio e basta - dice lui - lo distruggerai per riuscire a svelarlo o averci un rapporto».

Pur essendo appena 32enne, Gaillard ha già esposto nei maggiori musei del mondo - dalla Tate Modern di Londra, all'Hamburger Bahnhof di Berlino, al MoMA di New York, al New Museum di New York - e ha preso parte alla Biennale di Venezia, alla Biennale di Gwangju e alla Biennale di Berlino.
Caserma XXIV Maggio
via Vincenzo Monti 59
Fino al 16 dicembre dalle 10 alle 20

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