Nel fortino della droga di Milano tra siringhe, sporcizia e disperazione

A Rogoredo, a pochi passi dalla stazione ferroviaria, un rudere spettrale ospita il nuovo covo della droga della periferia sud di Milano. Siringhe, sporcizia, odore da discarica e disperazione, qui le vite di tossici e spacciatori sono in bilico tra la vita e la morte.

Nel fortino della droga di Milano tra siringhe, sporcizia e disperazione

"La Cascina", è così che viene chiamato da tossici e spacciatori, quello che dal fuori potrebbe solo sembrare un vecchio rudere abbandonato, a pochi passi dalla stazione di Rogoredo.

E all'interno dell'ormai famoso boschetto della droga alla periferia sud di Milano, tristemente noto alla cronaca come uno dei più grandi centri di spaccio di tutta Italia, La Cascina è diventato uno dei punti nevralgici dell’attività di smercio e consumo di eroina.

Grazie ai Baschi Verdi di Milano siamo riusciti ad entrare all’interno di questa fortezza e la situazione che ci si è palesata davanti è stata ad dir poco agghiacciante (guarda il video).

Appena oltrepassato il varco improvvisato nel muro di mattoni, un forte odore di discarica invade le narici e lo spettacolo di disperazione e degrado che si manifesta davanti agli occhi lascia senza fiato.

Per terra c'è qualsiasi genere di immondizia, vestiti sporchi, scarpe rotte, bottiglie di plastica, vetri infranti e naturalmente tante, tantissime siringhe usate, con gli aghi ancora sporchi di sangue.

E così dopo l'intervento della Guardia di Finanza, che ha fatto sgomberare la zona, restano solo le tracce di quello che fino a ieri era il nuovo punto di ritrovo di tossici e spacciatori di tutta Milano e dintorni; dopo che i numerosi sopralluoghi delle forza dell’ordine hanno costretto gli spacciatori a spostarsi di continuo all’interno del boschetto per trovare nuovi punti di smercio.

Un autentico fortino della droga, dove inegli scorsi giorni il via vai di tossici e spacciatori era già attivo dalle prime ore del mattino. Una grata, come se fosse un ponte levatoio, sbarrava l’entrata e una persona lì davanti faceva da palo per decidere chi poteva entrare e chi no.

E molti di loro una volta entrati non uscivano più. Ci rimanevano anche per settimane a drogarsi senza sosta sopra materassi lerci e coperte sporche.

All’interno della "Cascina" le zone sono differenziate in base all’uso e al modo di utilizzo delle sostanze c’è la zona di chi si inietta l’eroina, chiamata "l'area dei buchi", quella di chi la fuma e poi si possono trovare tutti gli attrezzi del mestiere utilizzati per scaldare la sostanza.

E raggomitolati sotto una coperta, indistinguibili tra la marea di immondizia e sporcizia che regna sovrana in questo luogo da incubo, ci sono ancora due tossici che dormono indisturbati, così sballati da non essersi nemmeno accorti dell'irruzione delle Fiamme Gialle.

Un luogo spettrale al confine tra la vita e la morte, dove giovani e anziani, italiani e stranieri, uomini e donne, non trovano pace se non fino alla prossima dose.

Ma dove c'è la perdizione, spesso anche c'è chi è pronto ad offrire speranza. Sono gli operatori del Progetto Rogoredo un gruppo composto da alcune associazioni come Fondazione Eris e Associazione IlGabbiano in collaborazione con il Municipio 4 di Milano, che effettuano delle missioni all'interno del boschetto per agganciare i tossici e convincerli ad un programma di disintossicazione ambulatoriale dai sei ai dieci giorni.

"Ad oggi, quelli con cui siamo entrati in contatto sono centinaia e quelli che hanno intrapreso un processo di disintossicazione sono più o meno una decina - ci racconta Alessandro Verri, consigliere del municipio 4, che continua - Qui c’è un'emergenza umanitaria e questo

progetto partito dal basso è un segnale importante sia per i tanti tossici a cui vogliamo dare una speranza di salvezza, sia per gli abitanti della zona che hanno il diritto ad abitare in un quartiere più sicuro".

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