Per una volta ricercatori e virologi che da inizio pandemia non risparmiato sfuriate ai milanesi sorridono. Per il V-day ieri all'ospedale Niguarda il presidente dell'Istituto di ricerche farmacologiche «Mario Negri» Silvio Garattini, 92 anni, il presidenze dell'Anpas (associazione nazionale pubbliche assistenze) Fabrizio Pregliasco e il virologo del Sacco Massimo Galli si sono vaccinati (quasi) contemporaneamente e hanno invitato i più dubbiosi a farlo usando il gergo degli economisti, il classico rapporto rischi-benefici, ovviamente a favore del siero. «Oggi è una giornata simbolo e vogliamo far sapere alle gente che è un vaccino sicuro, è un segnale di speranza e di fiducia. Però - avverte Garattini - bisogna stare molto attenti, passeranno ancora molti mesi prima della vaccinazione di massa, ricordiamoci di tenere sempre mascherine e distanziamento». I richiami all'ordine e alla prudenza non mancano neanche nella giornata che tutti definiscono storica. Ma gli esperti sono convinti che dopo tanta sofferenza si possa finalmente vedere la luce in fondo al tunnel. Chi ha paura sostiene che i tempi per ottenere il siero sono stati troppo stretti. «Tempi stretti ma non si è evitato il cammino che normalmente si svolge per arrivare ai vaccini - tranquillizza Garattini -, la velocità è stata garantita da più fattori: è mancata la burocrazia che normalmente richiede mesi prima di fare un passaggio, la tecnologia Rna accelera molto i tempi e c'è stato un grande investimento pubblico, si è scelto di produrre il siero mentre ancora era allo studio: se andava bene avremmo avuto tante dosi, se andava male avremmo buttato tutto ciò che era stato pagato». Si è prestato come testimonial anche «per spirito di servizio, è importante rassicurare le persone sulla sicurezza, ci possono essere effetti collaterali ma bisogna sempre considerare il rapporto rischi-benefici e in questo caso sembra molto favorevole». Massimo Galli usa l'Immagine di una muraglia che si alza: «La base sono le persone che si sono già infettate e sono guarite e dovrebbero avere una risposta immunitaria che in generale eviti la reinfezione, poi il muro salirà gradualmente man mano che le persone si vaccineranno, più è alto e più il virus rimbalzerà non riuscendo a raggiungere il centro della torre, costituito da chi ancora non è protetto. Questo non giustifica a dire vai avanti tu che a me viene da ridere». Messaggio rivolto anche al personale sanitario. «É ora di voltare pagina, il seme dell'esitazione esiste parecchio anche nell'ambito dei sanitari che meno di tutti sono giustificati ad avere posizioni ostruzioniste o esitanti. Evitiamo una serie di se e ma, o saremmo ancora a curare la gente coi riti magici. Io sono un vecchio asmatico, poliallergico, se mi capitasse di avere una reazione non sarebbe straordinario ma lo faccio lo stesso e senza esitazioni». A chi teme il vaccino dice: «Avrei molta più paura dell'infezione, quello che ho visto in questi mesi mi ha ricordato la pandemia dell'Aids, col rischio che gli operatori andassero in burnout, non riuscissero a sopportare questa seconda ondata». Non è esclusa la terza. «Dobbiamo stare ancora molto attenti e tener presente che non è mai successo che si vaccinasse un intero Paese, non si fa dall'oggi al domani». Anche Pregliasco avverte che gli effetti del vaccino «si inizieranno a vedere in termini di sanità pubblica quando raggiungeremo, spero rapidamente, il 20-30% di copertura vaccinale.
Si avrà un risultato più rilevante quando si raggiungerà quella famosa immunità di gregge che i modelli matematici per questo virus ci indicano al 60-70%. É chiaro che dovremo continuare a usare le mascherine, e il galateo che abbiamo imparato, per tutto il 2021, ma chiaramente la situazione andrà via via a migliorare».
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