«Personalmente il 2020 era iniziato più che bene. Odio l'estate, il nuovo film con Aldo e Giovanni, aveva già incassato 8 milioni e mezzo di euro e l'esperienza da start up del Nuovo Teatro Oscar deSidera, di cui abbiamo assunto la gestione io, Luca Doninelli e Gabriele Allevi lo scorso autunno, si stava rivelando davvero entusiasmante. Poi c'è stata la chiusura drammatica del teatro causa Covid-19 e l'incontro con la malattia...». Giacomino Poretti si ferma per un attimo, per poi riprendere il suo racconto: «È stato davvero un brutto incontro con una brutta malattia. Mi sono preso un grande spavento anche perché, oltre a me, si è ammalata anche mia moglie e in casa c'era anche nostro figlio di 13 anni. Ce l'ho fatta, grazie alla vicinanza di tutti i miei amici e alla fede, e ora sono pronto, se ce ne fosse bisogno, anche a donare il plasma».
Lasciata la malattia alle spalle, l'ex infermiere originario di Villa Cortese, che ora vive a Milano in zona Porta Romana, è anche pronto a tornare a recitare... a bordo di un'Apecar verde. «Durante il lockdown abbiamo tenuto compagnia al nostro pubblico sul web, poi dato il protrarsi della situazione io, Luca e Gabriele abbiamo pensato di inventarci qualcosa per reagire alla chiusura dei teatri e della drammatica crisi che è toccata ad attori e maestranze ormai disoccupati da mesi. È stato così che è venuta fuori questa idea romantica e antica dei teatri mobili in stile Carri di Tespi. Dato che un camion non ce lo potevamo permettere, la nostra scelta è virata su una vecchia Apecar verde usata che abbiamo ribattezzato Moto Teatro Oscar», spiega l'immortale «Tafazzi».
L'idea di questo «piccolissimo teatro di Milano» è piaciuta così tanto che si è deciso di fare un piccolo tour cittadino fatto di 20 tappe (quasi tutte gratuite) e di altrettanti monologhi. E il primo, indovinate un po', sarà proprio Poretti, che parcheggerà l'Apecar nei cortili del Museo Diocesano la sera del 25 giugno. Che cosa ci aspetta? «Porterà al Diocesano, con replica a settembre nei giardini della Triennale, un monologo, Nof4 che ho rappresentato per la prima volta al Castello di Melegnano, in cui racconto in chiave tragicomica la vicenda esistenziale di Federico Oreste Nannetti, un personaggio straordinario, un outsider dell'Art Brut, che durante la sua permanenza nel manicomio di Volterra fece un'incisione sul muro del cortile lunga 180 metri. Una storia bellissima alla quale sono approdato tramite mia moglie Daniela Cristofori: lei è psicoterapeuta e si interessa di arte-terapia e da lì tramite Giorgio Bedoni, psichiatra e massimo esperto di Art Brut, mi sono imbattuto in Nannetti».
Si sono prenotati per altri piccoli e intensi monologhi dell'Ape un bel po' di attori: Arianna Scommegna, Carlo Decio, Carlo Pastori e Walter Muto, Matteo Bonanni, Fabio Zulli, Roberto Trifirò, Angela Demattè, Gaia Nanni e Alessandro Renda.
«Faremo una decina di date al Museo Diocesano, poi faremo quattro spettacoli nei giardini della Triennale e quindi nel cortile della chiesa di San Pio V in quelli delle case popolari del quartiere di Calvairate», continua Poretti, assicurando che è già tutto a posto per quel che riguarda il distanziamento e i protocolli di sicurezza. Il futuro del teatro post-lockdown da gestore della sala di via Lattanzio? «Dico meno male che c'è l'estate che ci aiuta in parte con gli spettacoli all'aperto».
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