Giro di vite «anti burqa» Maroni: è per la sicurezza

Il governatore difende il divieto in ospedali e uffici «Religione non c'entra». La sinistra: «Propaganda»

La delibera «anti burqa» scatena le polemiche. Subito dopo la conferenza stampa di Roberto Maroni che ha presentato il provvedimento sono arrivati gli attacchi della sinistra. Tanto che in serata il governatore ha commentato su Facebook: «C'entra la sicurezza, non la religione. Come era prevedibile la nostra decisione ha suscitatole solite reazioni ipocrite dalla solita sinistra ipocrita. La buttano in politica, perché non hanno argomenti. Io vado avanti per la mia strada».Maroni aveva spiegato: «Chi controlla gli ingressi degli ospedali e di tutti gli uffici della Regione Lombardia potrà bloccare l'accesso a chi si presenta con il volto coperto. Esiste una legge nazionale in tal senso e noi abbiamo adeguato il nostro regolamento. Abbiamo dato attuazione a una norma dello Stato, colmando una lacuna». Le nuove regole, da applicare entro il 31 dicembre, in sostanza vietano di entrare in ospedali e uffici regionali con il volto coperto e quindi anche con alcuni indumenti tradizionali islamici. «I gravi episodi di terrorismo delle ultime settimane ci hanno indotto a rafforzare le misure di sicurezza - ha aggiunto l'assessore regionale alla Sicurezza Simona Bordonali (Lega) - Sono banditi burqa, niqab, come passamontagna e caschi integrali». Il deputato e segretario lombardo del Carroccio Paolo Grimoldi invita il Parlamento a «seguire l'esempio della Lombardia», mentre l'assessore alla Cultura, Cristina Cappellini, chiede che i prefetti applichino il divieto anche a musei e teatri. E il segretario provinciale del Carroccio Davide Boni: «È ora di dire basta ad atteggiamenti remissivi verso chi nel nostro Paese dimostra di non rispettare le nostre regole». Interviene il prefetto Alessandro Marangoni: «La religione non deve essere confusa con la sicurezza. È un problema che verrà trattato nelle sedi opportune e che hanno titolo a esprimersi in questo senso». Il Pd attacca: «Siamo tutti d'accordo che le persone che accedono a luoghi pubblici debbano essere riconoscibili - dice il capogruppo in Regione Enrico Brambilla - Siamo altrettanto certi che puntare il dito contro una manciata di donne che in Lombardia portano burqa o niqab sia un modo di sostenere quel clima di paura che è l'obiettivo degli integralisti. La Lega, molto prima di Donald Trump, ha iniziato una campagna contro tutti i musulmani, accomunandoli ai terroristi. È un errore gravissimo, abbiamo solo da perderci». Sel rincara con la coordinatrice regionale Chiara Cremonesi: «Notoriamente i terroristi vestono burqa e niqab e si fanno ricoverare negli ospedali...». Il M5S parla di «tanta propaganda per nulla».

E arriva anche la bocciatura del ministro della Giustizia Andrea Orlando che commenta: «Siccome c'è la legge, non si avverte l'esigenza di inventarsene di nuove, che appaiono di sapore simbolico-propagandistico». Mentre le associazioni islamiche annunciano ricorsi. Ma il sondaggio di Sky Tg24 ieri diceva che il 93 per cento degli ascoltatori è favorevole al giro di vite.

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