Le chiavi di 2mila tra bar e ristoranti consegnate in Comune, perché tanto non serviranno per riaprire i locali quando il governo lo permetterà (allo stato, il primo giugno). È la forma di protesta scelta dai ristoratori ma anche gestori di negozi di estetica e parrucchieri, sale cinematografiche che ieri si sono presentati in delegazione a Palazzo Marino. Tre rappresentanti, guidati dal presidente delle Imprese storiche Alfredo Zini, hanno portato la voce di una categoria tenuta fuori anche dalla Fase2. «A giugno poi rischiamo di non riaprire - spiegano -, le regole su distanze e misure di sicurezza non sono chiare. E gli sforzi economici per molti di noi saranno insostenibili».
La delegazione è stata ricevuta dall'assessore alle Attività produttive e Commercio Cristina Tajani. Che sottolinea: «Siamo vicini alle istanze e alle preoccupazioni espresse dai titolari di bar, ristoranti e pubblici esercizi che hanno simbolicamente consegnato le chiavi delle loro attività all'Amministrazione affinché sensibilizzi il governo alle problematiche e alle difficoltà che sta vivendo uno dei settori strategici per l'economia della città e del Paese. Come Amministrazione aggiunge Tajani stiamo già mettendo in campo tutti gli strumenti di nostra competenza per sostenere la ripartenza di questo settore: dall'abbattimento dei canoni occupazione suolo per chi metterà tavolini e sedute all'esterno delle proprie attività sino alla dilazione di Tari e altre imposte comunali. Le chiavi dovrebbero essere prese in consegna dal governo e dalla Regione che attraverso i loro provvedimenti possono garantire una più veloce riapertura delle attività».
Le decisioni sulla riapertura non spettano al Comune, ammettono i commercianti, tuttavia Palazzo Marino deve essere pronto a fare la propria parte. Su questo punto i promotori della manifestazione sono concilianti ma determinati. «L'incontro è andato bene - dice Zini -, il Comune si è mostrato disponibile a recepire le nostre richieste e le valuterà. Siamo fiduciosi. Hanno anche chiamato in causa governo e Regione, in questo senso spero che non si cada nel solito rimpallo della politica. Un gioco in cui noi non vogliamo entrare». La questione tasse locali è primaria per i gestori di esercizi pubblici: «Siamo stanchi che nessuno si occupi dei problemi del nostro settore in questa emergenza, ora aspettiamo i fatti dopo gli annunci. Abbiamo subito cali di fatturato del 70 per cento e dovremo investire per adeguare le nostre attività alla misure di sicurezza. Dilazionare alcuni pagamenti non basta. Non vogliamo sottrarci ai pagamenti dovuti, tuttavia è necessario che vengano calcolati sulla base degli effettivi mesi di lavoro di quest'anno. Vale a dire i mesi del lock down a incasso zero e quelli a venire che si annunciano con incassi molto inferiori allo scorso anno. Chiediamo aiuto non per arricchirci ma per restare in piedi. E per richiamare i nostri lavoratori che sono a casa, che hanno affitti e famiglie. Questo è un problema sociale».
Infine il nodo delle regole: «Per prima cosa ci servono certezze su distanze da rispettare, misure da
adottare. Siamo imprenditori e vogliamo riaprire, però in sicurezza e con la possibilità di fare i conti a tavolino. Lo stato di agitazione continua, se la situazione non si sblocca siamo pronti ad azioni ancora più forti».
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.