«Non siamo localari e siamo i primi a cercare una movida di qualità piuttosto che la ressa dei Navigli o di via Lecco». I gestori di bar e ristoranti che stanno rianimando il quartiere delle 5 Vie dopo anni di torpore non si riconoscono nei contenuti dell'ordine del giorno approvato giorni fa dal Municipio 1 con un obiettivo finale: sfrattare la movida da via Torino e dalla zona della «Milano romana». Più tecnicamente: «Promuovere la delocalizzazione in aree a minore presenza residenziale». Il documento riassumeva in punti le proteste ricevute (evidentemente) da qualche residente del quartiere: dallo «stazionamento dei clienti in strada che può arrivare ad una massa di quasi un centinaio di persone che si trattengono fin dopo l'orario di chiusura», all'«abbandono di bicchieri di plastica e altra sporcizia», sosta selvaggia e guida pericolosa tra le vie strette, uso eccessivo del verde per i dehor. Le vie nel mirino: San Maurilio, Santa Marta, Vigna, Valpetrosa, via Torino e Carrobbio, piazza Mentana e piazza Borromeo. «Rifiuti e movida molesta? Ci fa male essere visti come un problema da una parte dei residenti quando facciamo grossi sforzi e perdiamo guadagni ingenti per limitare il disturbo» ammette Tommaso Calcagnile, 36 anni, titolare con il fratello del «B restaurant» in piazza Borromeo e «B Cafè» in via Santa Marta. Hanno la licenza per tenere aperto fino alle 2 di notte ma nei giorni infrasettimanali chiudono il bancone a mezzanotte («è giusto così, la gente lavora») e nel weekend all'una. Pagano «un servizio di vigilanza e durante tutta la serata i dipendenti fanno la spola all'esterno per raccogliere i bicchieri lasciati in giro. Chi staziona fuori oltre l'orario di chiusura spesso abita a 200 metri, non possiamo imporre di chiudersi in casa. Ma da noi in 6 anni non c'è stata una rissa. E il controllo della sosta spetta ai vigili». Assicura che i gestori sono coesi e per contenere i numeri hanno rinunciato a fare asporto («per consumare bisogna sedersi al tavolo, il business cala ma ripeto che preferiamo preservare la quiete») e non si fanno la «guerra» sui prezzi dell'alcol come in altre zone, anche questo crea automaticamente selezione. Il chiosco di piazza Mentana chiude persino alle 23. «Noi siamo chiusi anche la domenica, potremmo lavorare 7 giorni su 7 - fa presente Calcagnile -. Più di così non possiamo fare» ammette.
Qualcosa di più in realtà i locali faranno, adotteranno a breve come in altre zone della movida un Patto di autoregolamentazione, lo stanno stilando con Epam-Confcommercio e prevederà (ad esempio) il divieto di usare vetro o il potenziamento degli steward nei weekend. E Giuseppe Vanoli, proprietario della storica «Trattoria Milanese», riferisce che da un paio di mesi hanno presentato al Comune la richiesta di pedonalizzare e riqualificare la parte finale di via Santa Marta, per «liberare completamente» San Maurilio e dare un'identità e più valore alla via. «Anche gallerie e negozi chiuderebbero più tardi».
É all'esame dell'Agenzia mobilità e ambiente. «Ci sono ancora serrande di vecchi antiquari abbassate ma il quartiere delle 5 Vie sta cambiando e può diventare più attrattivo. Non c'è movida molesta - ripete - e non interessa a nessuno attirare le masse».
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