"I miei 36 anni a Palazzo tra Putin, Schumi e regine"

Il consigliere Fdi, ex vicesindaco, non si ricandida più. "Che incubo e che soddisfazione restaurare la Scala"

"I miei 36 anni a Palazzo tra Putin, Schumi e regine"

È la fine di un'epoca. Matteo Salvini non si ricandida a Milano per la prima volta dal 1993, il decano della sinistra radicale Basilio Rizzo lascia dopo 38 anni e sulla scheda di Fratelli d'Italia mancherà il nome di Riccardo De Corato, eletto in consiglio comunale per la prima volta nel 1985 e per quattordici anni vicesindaco, prima con Albertini e poi con Letizia Moratti.

Nessun dubbio?

«Sono assessore alla Sicurezza in Regione e ho visto in questi mesi l'impegno che richiede fare anche il consigliere per uno come me che non lo considera un ripiego. Passo il testimone, sosterrò Massimo Girtanner che è un mio storico collaboratore, ex presidente di zona 6 e conosce a menadito la macchina comunale».

Era rientrato solo a gennaio, nel 2016 Fdi non aveva raggiunto il quorum.

«Uno su 5 mi aveva votato ma il partito prese il 2,4%, per 4 anni sono rimasto fuori guardando con un po' di nostalgia Palazzo Marino. A gennaio sono subentrato a Stefano Parisi ma i consigli da remoto sono stati un'umiliazione».

La sua prima volta in aula?

«Agosto 1985, ero stato eletto nella lista dell'Msi a giugno ma allora non il sindaco non veniva ancora eletto dai cittadini ma dai consiglieri, che scelsero Carlo Tognoli. Ero seduto nell'ultima fila, il mio vicino di banco era il Barone nero Tomaso Staiti di Cuddia, c'erano Alfredo Mantica, Carlo Amedeo Gamba, poi arrivò Cristiana Muscardini».

Ne ha viste tante a Palazzo, anche Tangentopoli...

«Ricordo quando arrivò la notizia che Mario Chiesa era stato portato a San Vittore il 17 gennaio 1992. Da allora abbiamo passato giornate difficili. E arrivai a raccogliere le firme con altri per sciogliere il consiglio, ogni giorno c'era gente che finiva in carcere, era ridicolo andare avanti. L'anno dopo venne eletto sindaco Marco Formentini, il borgomastro, arrivarono trentasei leghisti, fu il primo ingresso di Salvini con Umberto Bossi».

Ci ricorda qualche collega importante?

«Giovanni Spadolini era ministro e consigliere, arrivava in elicottero. Ricordo Antonio Del Pennino, un personaggio, quando gli dissero che mi sposavo chiese contro chi?. Poi Mazzotta, De Carolis. C'erano esponenti politici di calibro, in positivo o in negativo».

Da vice di Albertini diresse il restauro della Scala.

«È stato un incubo, avevamo gli occhi puntati addosso, Milly Moratti mi accusò persino di aver fatto sparire le porte, erano in un deposito a San Siro. Fu un impegno pesante e poi una grande soddisfazione. E durante i lavori abbiamo aperto alla Bicocca il più grande teatro di periferia, 2.400 posti. Con Albertini e Moratti abbiamo realizzato tre depuratori, trasformato corso Como, Arco della Pace, Citylife, Porta Nuova, zona Sarpi dove i residenti erano vessati dai carrellini cinesi. Che ha fatto Beppe Sala in 5 anni?».

Una carrellata di foto-ricordo. Rudolph Giuliani, il sindaco sceriffo di New York a cui un po' si ispirava.

«L'ho incontrato a New York ed è venuto alla Scala, era il sindaco della tolleranza zero, mi diede consigli e ho la sua foto sulla scrivania in Regione. Ma confesso, da uomo, che ho preferito incontrare la bellissima regina Rania di Giordania».

Michael Schumacher e George Clooney?

«Vennero a Palazzo per delle iniziative, ma incontrai anche la Regina d'Inghilterra con il marito Filippo, Putin».

Ha dato consigli al candidato sindaco Luca Bernardo?

«Deve parlare di Milano senza avventurarsi in discorsi

storici e battere sui punti più deboli di Sala: immigrazione irregolare, sicurezza, periferie abbandonate e mobilità. Noi abbiamo realizzato piste con progetti seri e, lui le ha disegnate con la vernice creando il caos».

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