I No Expo chiedono lo sconto al processo

A MIlano distrussero auto e vetrine. Ma ora tentano il colpaccio e puntano al rito abbreviato

I No Expo chiedono lo sconto al processo

E adesso i vandali no Expo cercano di limitare i danni. Edoardo Algordi, Andrea Casieri, Alessio Dell'Acqua e Nicolò Ripani, i quattro «antagonisti» milanesi accusati di avere partecipato alla giornata di violenza del Primo Maggio, quando il centro cittadino venne messo a ferro e fuoco per protesta contro l'inaugurazione dell'esposizione universale, hanno annunciato tramite i loro legali la richiesta di rito abbreviato: un rito che riduce il processo all'osso, ma che consente in caso di condanna lo sconto di un terzo della pena. E poiché le accuse mosse dalla Procura sono pesanti (compresa l'imputazione di devastazione, punita tra gli otto e i quindici anni di carcere) e le prove, almeno secondo la Procura piuttosto consistenti, i quattro hanno deciso di salvare il salvabile.

I difensori del quartetto, Eugenio Losco e Mauro Straini, hanno depositato ieri la richiesta nella cancelleria del giudice preliminare Donatella Banci Buonamici, che il 12 novembre aveva firmato gli ordini di cattura contro il quartetto e contro cinque estremisti greci, venuti a Milano per dare manforte ai compagni italiani, e anche essi individuati dalle indagini nella frangia più violenta del corteo, quella che - a partire dall'incrocio di corso Magenta - iniziò a devastare auto e negozi, in un'escalation di violenza fino a via Alberto da Giussano. Nel corso degli scontri era stato fermato un primo gruppo di teppisti, condannati a pene abbastanza lievi (un anno e dieci mesi); appena peggio è andata a Marco Ventura, identificato come autore dell'aggressione a un funzionario di polizia, che ha patteggiato due anni di carcere. Invece per i quattro black bloc, identificati in base all'analisi di una montagna di video, la Procura prepara un trattamento più pesante: e lo stesso toccherebbe anche ai cinque greci, che però sono tornati in patria e hanno evitato l'estradizione perché il codice penale ellenico non prevede il reato di devastazione.

Così ad affrontare il processo più impegnativo restano solo i quattro «milanesi», tutti appartenenti all'area anarco-insurrezionalista: Casieri e Dell'Acqua sono tutt'ora rinchiusi in carcere, mentre Algordi e Ripani dopo l'arresto hanno ottenuto gli arresti domiciliari. Un quinto del gruppo, appartenente alla medesima area, non è stato arrestato perché riparato in Sudamerica: latitante secondo la giustizia, semplicemente emigrato secondo i difensori.

Gli avvocati dei quattro hanno posto una sola condizione alla richiesta di rito abbreviato, chiedendo che il giudice ascolti il loro consulente video e informatico, Carlo Bachscmidt, che avrebbe analizzato i filmati traendone conclusioni che portano a ridimensionare il contributo dei quattro alla sarabanda.

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