Più che una chiusura per la sicurezza di tutti, è presa come un dispetto. I commercianti milanesi non concepiscono il nuovo blocco deciso dal governo centrale, soprattutto nel momento in cui si aprono i saldi e si intravede la possibilità di recuperare almeno in parte le perdite del 2020. La «zona rossa» rischia di diventare vermiglia di rabbia perché nel momento in cui si è aperta una finestra di opportunità, sulla regione è ripiombata la scure della chiusura. E per contrappasso nella giornata di ieri Buenos Aires, la principale via commerciale di Milano, si è riempita di persone in cerca dell'ultimo shopping.
Ma l'accanimento su un settore che nell'ultimo anno ha subito «una riduzione del fatturato del 39 per cento» come fa di conto Gabriel Meghnagi, presidente di Ascobaires e della Rete associativa vie della Confcommercio milanese, è sembrata eccessiva. Perché è l'ennesima e pare definitiva mazzata da cui il commercio difficilmente potrà riprendersi. Soprattutto mentre non è chiara la direzione presa dalle istituzioni che hanno preteso il rispetto delle scadenze fiscali come l'Iva di inizio gennaio, senza considerare la situazione vissuta negli ultimi dodici mesi dalle attività produttive. E nel contempo i palazzi del potere prendono decisioni incomprensibili come «tenere aperte alcune attività e altre no», aggiunge Meghnagi. Perché se è legale andare a comprare il sapone, non si capisce perché siano più pericolosi altri acquisti. Un atteggiamento che dà sempre più l'impressione di voler fare «un dispetto alla regione trainante e quindi al Paese intero», specifica il portavoce dei commercianti.
Uno sgambetto con conseguenze pesanti come ha sottolinea anche Carlo Massoletti, vicepresidente vicario di Confcommercio Lombardia: «Non solo la crisi terribile in cui versano i pubblici esercizi, adesso anche il nuovo giro di vite, un provvedimento feroce che andrà a infierire anche su tante attività commerciali che hanno già sopportato il lockdown di novembre e le chiusure di dicembre. E tra l'altro nel pieno della stagione dei saldi. Non esageriamo se parliamo di provvedimento feroce, un disastro».
Anche Carlo Sangalli, presidente della Confcommercio ha contestato il punto di vista «del metodo e della programmazione» la decisione radicale di istituire di nuovo una zona rossa in Lombardia, «motore economico del Paese». Secondo Sangalli «è necessario e urgente un più stretto raccordo e ascolto a livello istituzionale tra governo, enti locali e parti sociali. E soprattutto un deciso cambio di passo nella politica dei sostegni alle imprese penalizzate dai lockdown, passando dagli insufficienti ristori agli indennizzi compensativi delle perdite reali di fatturato».
Tra l'altro in Lombardia è ormai partita la macchina delle vaccinazioni, portando la regione in cima alle classifiche nazionali.
E tutte le associazioni produttive chiedono misure razionali, capaci di dare risposte a chi ha voglia di uscire, come dimostrano gli assembramenti in Buenos Aires. Decisioni in grado di «mettere le persone nelle condizioni di fare acquisti, se no si sfogano su internet» accusa Andrea Painini, presidente Confesercenti Milano.
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