I teatranti del San Babila protestano in piazza

Non si ferma la protesta dei lavoratori del teatro San Babila contro lo sfratto ottenuto dal parroco Alessandro Gandini che ha recentemente vinto il ricorso in Appello. Ieri, domenica, un nuovo sit proprio davanti alla chiesa è stato allestito dal direttore Gennaro D'Avanzo e dai 16 dipendenti dell'impresa TI.ESSE.BI che da anni gestisce la storica sala che ha 3.500 abbonati. In uno striscione tutta la rabbia per una vicenda a dir poco controversa, dal momento che in primo grado i giudici avevano concesso la proroga dell'affitto fino al 2020 in virtù della legge salvateatri già applicata tre anni orsono al Teatro Nuovo: «Ringraziamo monsignor Alessandro Gandini e la Corte d'Appello di Milano per averci fatto perdere il lavoro», si legge. Ieri circa una cinquantina di persone, tra cui i teatranti del comitato pro-San Babila, hanno inscenato un'originale protesta sulla piazza. Davanti alla chiesa, anzichè sul palco, si sono esibiti un tenore e una soprano accompagnati da alcuni elementi dell'Orchestra Sinfolario, mentre altri artisti hanno eseguito pezzi di cabaret. Dopo la protesta, il direttore D'Avanzo ha invitato il pubblico e i passanti ad assistere a prezzo ridotto al mini-varietà con aperitivo che hanno visto in scena lo stesso D'Avanzo, il cabarettista Walter Di Gemma, il pianista Pasquale Sessa e ballerine di flamenco.
D'Avanzo e il comitato presieduto dallo scrittore Edmondo Capecelatro hanno lanciato un appello alle istituzioni, già raccolto dall'assessore regionale alla Cultura Valentina Aprea che domani, in occasione della prima dello spettacolo «Gl'Innamorati», farà un intervento a favore del teatro. L'Assessore, che aveva già presentato un disegno legge alla Camera quando era Presidente della Commissione Cultura, illustrerà un disegno di legge che sarà presentato in Regione a favore dei luoghi di cultura che rischiano la chiusura in Lombardia. Continua intanto il braccio di ferro con il parroco Alessandro Gandini che ha smentito di voler chiudere il teatro, riservandosi il diritto di scegliere altri gestori. Secondo D'Avanzo, invece, il teatro cesserà di esistere e al suo posto nascerà un'attività commerciale: «Monsignore ha dichiarato di voler aprire la sala ad un teatro forum diocesano.

Ora mi chiedo, perchè mai dovrebbe farlo visto che non esegue neppure le attività che dichiara sulla targa della parrocchia? Come l'Oratorio che non esiste più e i cui spazi sono stati da lui affittati ad una palestra per vip, o come le attività di animazione e coro liturgico di cui non v'è traccia. E infine gli chiedo: visto che ha sostenuto di non voler licenziare nessuno, perchè non assume lui i 16 dipendenti della TI.ESSE.BI?».

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