Insicurezza e degrado: i proclami non bastano

La sinistra non si pone neanche il problema ma il centrodestra deve tirare fuori nomi e idee

Il tempo dei proclami è finito. Quando anche i Carabinieri vengono aggrediti, qualcosa cambia nel racconto del problema-sicurezza a Milano.

L'episodio delle colonne di San Lorenzo, inquietante ed eloquente, non è che l'ultimo di una lunga serie: le bottigliate e i cani aizzati contro i militari arrivano dopo il lancio di oggetti e la sassaiola di San Siro, il ferimento di un poliziotto, e cento altri casi in cui sono già emersi problemi endemici di criminalità, di degrado diffuso, di abusivismo dilagante e spesso «tollerato». Fenomeni denunciati da anni in una città che purtroppo non si è fatta «mancare niente», neanche l'atto di terrorismo del «lupo solitario» yemenita che a novembre è stato condannato per aver colpito alla gola, con le forbici, un militare in servizio alla stazione Centrale nell'autunno 2019.

La lunga stagione del lockdown - causa Covid - ha solo momentaneamente nascosto e rimosso un problema che preesisteva e che si è puntualmente ripresentato allo «scongelamento» della vita sociale, col ritorno alla cosiddetta normalità. Ma c'è ben poco di normale in una situazione simile, da anni sancita nelle classifiche che vedono Milano ultima nel parametro sicurezza.

Il discorso sulla sicurezza è complesso, da analizzare seriamente, al fuori da narrazioni strumentali e faziose se possibile. Eppure non è un'invenzione propagandistica. E spesso, come si vede, le prime vittime di questa emergenza incancrenita sono gli agenti delle forze dell'ordine, o i militari, o gli addetti del trasporto pubblico. E - considerata la qualità e la dedizione del personale in servizio - non si può certo attribuire la responsabilità di questa eterna emergenza alle forze dell'ordine stesse, o alle figure che in questi anni hanno avuto il compito di guidarle, avvicendandosi nel gestire l'ordine pubblico.

I cittadini guardano all'autorità più vicina, quella che hanno scelto e che ha la responsabilità politica non certo del singolo episodio, ma del clima che si respira in città da anni. Il sindaco, la giunta, il Consiglio. I milanesi guardano a Palazzo Marino, ma trovano volti spaesati o distratti. Il Comune non ha poteri in materia di sicurezza? Non è vero, intanto, perché il Comune può far molte cose, se si considera il mix di interventi amministrativi che fanno la differenza fra un città (una piazza, una strada, una via...) che sia sicura, a una che invece non lo è. Il Comune potrebbe - o meglio avrebbe potuto - dar seguito alla sua riforma del decentramento, che prevede funzioni dirette in capo ai Municipi. Non lo ha fatto perché 5 presidenti su nove sono del centrodestra.

L'assessore alla sicurezza potrebbe fare molte cose e il sindaco altrettanto. Se non altro, potrebbero sollevare il problema, come fece - per esempio - da sindaco Letizia Moratti nel 2007, scendendo in piazza al fianco dei cittadini per chiedere rinforzi per Milano. Il centrosinistra questo problema neanche se lo pone, per limiti culturali e di impostazione ideologica.

Ma anche il centrodestra, oggi, ha il dovere di fare di più. La sua battaglia non può limitarsi alla testimonianza o all'opposizione, funzione nobile soprattutto quando incalza chi governa preparando al meglio chi si appresta a farlo. Il centrodestra a Milano non può accontentarsi della denuncia.

Ha il dovere di proporre uomini e idee per fare qualcosa di più e di diverso. E ha il dovere di farlo ora, presentandosi all'appuntamento coi i cittadini, l'appuntamento elettorale, con un nome e un programma chiaro. E con le carte in regola per vincere.

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