Io, «portoghese» per 4 giorni prima di trovare i controllori

Io, «portoghese» per 4 giorni prima di trovare i controllori

Improvvisarsi «portoghese» e viaggiare senza biglietto sui mezzi di superficie dell'Atm, prendersi una multa dopo quattro giorni di spasmodica attesa, scoprire che declinare false generalità è facilissimo e che i controlli non sono così ferrei. Linea 56 tratta Loreto-Via Adriano, Linea 91-90 da via Stradivari a viale Lancetti, orario 8.30-11. Due percorsi difficili da controllare e pare tra i preferiti dai «portoghesi», italiani e non.
Si inizia bene, nessun controllore si vede all'orizzonte e quasi nessuno timbra il biglietto sulla 56. In maggioranza migranti, secondo la definizione offerta dal dizionario Boldrini, ma anche impiegati e operai milanesi. Si scende in via Stradivari, molti vanno verso la metropolitana altri prendono la 91. Anche qui la stragrande maggioranza degli utenti è composta da stranieri a cui se ne aggiungono altri man mano che ci si avvicina a Piazzale Lugano. Si scende e si ritorna indietro. Nessuno all'orizzonte. Finalmente al quarto giorno cinque controllori si palesano in via Stradivari.
Fermano chi scende dalla 56. E il «portoghese» viene circondato appena dichiara di non avere il documento di viaggio. «Eh ho dimenticato il biglietto nella borsa di mia moglie, appena me ne sono accorto sono sceso». Niente da fare i controllori non ci cascano: «esibisca i documenti». «Non ho neppure quelli, comunque può chiamare la Polizia di Stato o i vigili».
A questo punto uno dei controllori sfodera quello che evidentemente è uno dei suoi pezzi forti, «la polizia ha di meglio da fare». Il «portoghese» viene invitato a scrivere su un foglietto volante le sue generalità. Pur tornando alla mente lo spassoso Ajeje Brazorv di Aldo Giovanni e Giacomo, si preferisce alterare soltanto data di nascita e indirizzo. «Guardi che è un reato declinare false generalità» spiega correttamente il controllore, mentre alle sua spalle sfrecciano veloci tutti coloro che scendono da un'altra 56 e da un autobus della linea 39. Viste le camicie azzurre dell'Atm, via di corsa. «Ma quelli non li controllate?» Si replica. «Siamo impegnati a controllare lei che fa polemiche», controreplica. Vabbé, 25 euro di multa e un verbale con dati fasulli e inoltre i controllori si dimenticano di dire che è possibile conciliare sul posto. E infatti nel verbale appare un più 15 euro per spese pratica. Si saluta e si va in posta a pagarla anche se con indirizzo falso le possibilità di essere individuati e sanzionati sono pressoché nulle.
Secondo Atm il numero dell'evasione negli ultimi due anni è invariata (140mila biglietti non timbrati al giorno) ed è evidente che i 110 controllori, divisi in squadre da cinque e articolati su quattro turni, non bastano.
Ma secondo i sindacati, che ritengono il numero dei «portoghesi» molto più alto dei dati ufficiali, l'Azienda non intende procedere a nuove assunzioni nonostante il bilancio in salute.

«Farsi vedere di più sarebbe utile per dissuadere chi non timbra – spiega Giovanni Abimelec della Cisl – aumentando il rischio di multe oltre a scoraggiare scippatori e malintenzionati». Il buon senso dei casciavit.

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